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Da Letta tre maxi-regali ai compagni che piangono

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I debiti di Marino scaricati su tutti i contribuenti, l'aiutino per il progetto del guru "rosso" e la mancia ai partigiani: in tempi di austerity Enrico i soldi li ha trovati. Ma per Pd e soci

Andrea Tempestini
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Non è vero che il governo Letta non serve a niente e, come ha scritto il Wall Street Journal, ha la stessa vivacità di un cimitero. L'esecutivo guidato dall'ex vicesegretario del Pd dei tempi di Bersani serve, eccome se serve. Ai compagni soprattutto, i quali da quando Enrichetto è diventato presidente del Consiglio si vedono sbloccati tutti gli affari loro. Il più contento della tenuta del governo delle larghe intese è Ignazio Marino, l'allegro chirurgo che pedala su e giù per i colli della Capitale convinto che basti questo per amministrare una città come Roma. Per settimane il Consiglio comunale non si è riunito perché non aveva nulla da discutere, in quanto la giunta rossa del Campidoglio, era incapace di prendere decisioni. La conseguenza principale dello stallo era la mancata approvazione del bilancio, con il rischio di un commissariamento dell'amministrazione comunale. Ma proprio sul filo di lana dello scioglimento del Consiglio, ecco lo scatto di Marino e della sua maggioranza, che a sorpresa riescono a votare il bilancio. La sorpresa ovviamente non è nel blitz, ma nei soldi per far quadrare i conti, che all'improvviso si sono trovati. E chi li ha messi i cinquecento milioni necessari a evitare il default? Semplice. Li ha messi Letta usando i soldi nostri, cioè degli italiani. Un regalino di Natale molto gradito che consente alla giunta di Marino di scaricare mezzo miliardo (l'equivalente di ciò che mancava per abolire completamente l'Imu sulla prima casa che i contribuenti dovranno pagare al ritorno dalle vacanze) sulla gestione commissariale, una specie di bad company che ovviamente è a carico della collettività. Tutto ciò consentirà all'allegro chirurgo di rinviare ogni decisione, evitando di tagliare le spese del Comune e tirando avanti come se nulla fosse, fino alla prossima mancanza di liquidità. Grazie al pacco (per gli italiani) Marino ha potuto mangiare il suo primo panettone da sindaco e ora ha buone possibilità di consumare anche la colomba pasquale. Per il futuro si vedrà. Il sindaco-ciclista ha però altri motivi per rallegrarsi. Oltre alla cancellazione dei debiti, Letta gli ha fatto altri due favori. Il primo riguarda i rifiuti della Capitale, da sempre uno dei crucci del Campidoglio. Non solo perché la discarica di Malagrotta è sul punto di esplodere, ma anche perché la gestione pubblica della spazzatura è piena di debiti.  Niente paura: a risolvere il problema ci ha pensato Babbo Letta, versione politicamente corretta del più popolare Babbo Natale. Con l'iscrizione nel bilancio dello Stato di 28,5 milioni per il triennio 2013-2015 ecco trovati i fondi per tappare la falla che rischiava di travolgere la giunta Marino, ricoprendola di monnezza. Tutto qui? No, non c'è due senza tre. E dunque in periodo di spending review, di rigore per non incorrere nelle sanzioni dell'Unione Europea e nelle rampogne dell'arcigna cancelliera tedesca, il governo ha trovato i soldi anche per la Nuvola di Massimiliano Fuksas, l'archistar ribattezzata da Crozza, per la bellezza delle sue opere, Massimiliano «Fuffas».  Ai tempi di Walter Veltroni, l'architetto era stato incaricato di realizzare un nuovo centro congressi dalle parti dell'Eur.  Il progetto avrebbe dovuto costare circa 270 milioni, ma inspiegabilmente, per vederne la fine, pare che  ne serviranno oltre 400. Non essendoci i soldi, la Nuvola rischiava dunque di rimanere incompiuta e di non essere conclusa per l'Expo 2015 (ma che c'entra Roma se la rassegna si svolge a Milano? Mistero).  Comunque tutte le preoccupazioni sono state fugate, perché alla fine paga Pantalone. Nel decreto di fine anno Enrico Nuvo-Letta ha infatti inserito anche 100 milioni per la realizzazione di Fuffas, così l'opera potrà avere un lieto fine.  I soldi non sono a fondo perduto, tiene a precisare il presidente della società responsabile del progetto (90% del Tesoro, 10% del Comune di Roma), ma si tratta di un prestito. Tuttavia, se si  fosse trattato di un normale prestito, come succede a chiunque, per averlo sarebbe stato sufficiente rivolgersi a una banca. È lecito dunque sospettare che i cento milioni non li rivedremo tornare indietro, anche perché di soldi da restituire Roma ne ha già parecchi. In occasione del Santo Natale Letta non ha avuto occhi solo per Marino e i suoi compagni. Di regalo in regalo qualche cosina è stata riservata anche agli antifascisti, che pur essendo il fascismo defunto sono vivi, vegeti e ben finanziati. E, appunto, per non far mancare loro ciò di cui hanno bisogno, il presidente del Consiglio ha donato un contributo di due milioni per finanziare le loro attività. E gli antifascisti, che a quasi settant'anni dalla caduta del fascismo saranno un po' démodé ma non sono fessi, il denaro lo hanno messo in Borsa, a dimostrazione che anche l'antifascismo, se ben impiegato, può rendere e dare delle soddisfazioni. Forse non a noi, ma di certo ai compagni di Letta e di governo.  Auguri. di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet

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