Mister Cottarelli, vuole tagliare? Cominci da qui
Suggerimento interessato: con 12,5 mld di imposte trattenute e poltrone pubbliche moltiplicate le "cinque sorelle" sono un lusso da sforbiciare. Ora
Dopo aver annunciato che non guarderà in faccia a nessuno, di Carlo Cottarelli, il supermanager ingaggiato a peso d'oro per tagliare gli sprechi, si sono perse le tracce. Probabile che stia studiando la spesa pubblica per individuare le falle da cui ogni anno spariscono in gran quantità i soldi che gli italiani versano con le tasse. In attesa che lo sforzo dell'uomo venuto da Washington abbia maggior successo di quello di chi lo ha preceduto (dopo molte promesse Giarda e Bondi se ne sono andati con pochi risparmi e il debito dello Stato ha proseguito la sua corsa) ci permettiamo però di segnalare una fuoriuscita di denaro pubblico che dovrebbe essere tamponata in fretta. Si tratta dei fondi che ogni anno lo Stato versa alle Regioni a statuto speciale: una montagna di quattrini che ormai non ci possiamo più permettere. Per conoscere la questione Cottarelli non ha bisogno di alcuno studio approfondito: a spiegare a quanto ammontino i quattrini che ogni anno versiamo alle regioni autonome ci ha pensato un collega del Quotidiano nazionale, il quale ha dedicato all'argomento un libro inchiesta dal titolo La Casta a statuto speciale. Lavorando d'archivio ma soprattutto di penna e telefono, Pierfrancesco De Robertis ha messo insieme una quantità di dati che siamo certi è sconosciuta ai più. Di certo è ignota al ministero dell'Economia, perché se fosse risaputa non si capirebbe la difficoltà nel trovare qualche centinaio di milioni per evitare che a gennaio i contribuenti paghino una parte dell'Imu 2013 che il governo aveva annunciato di aver abolito. Ma restiamo ai fatti: mentre le altre Regioni sono costrette a tirare la cinghia e a versare le imposte statali raccolte sul territorio, in quelle a statuto speciale si sciala proprio grazie al fatto che le tasse rimangono sul territorio. In totale fanno 12,5 miliardi ogni anno che Val d'Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia si trattengono per finanziare competenze autonome. E quali sarebbero queste competenze di cui si dovrebbero occupare? Dipende da ogni singolo ordinamento, ma in sostanza ognuna di queste regioni gode di una particolare autonomia, sia per quanto riguarda imposizione di tasse, sia per quanto riguarda l'applicazione di alcune leggi nazionali. Insomma, sono per certi versi delle piccole Repubbliche, in particolare la Sicilia: il problema è che le piccole Repubbliche godono di grandi privilegi e che a pagarli sono principalmente gli italiani delle Regioni a statuto ordinario. Esempi? Tanti. De Robertis ha messo insieme una casistica che dimostra come nascere in una località dove vige lo statuto speciale sia un po' come vincere alla lotteria. Prendete il caso della Val d'Aosta: chi viene al mondo nel Gran Paradiso può contare sulla tata pagata dalla Regione. Certo chi vive all'ombra del Monte Bianco in inverno patisce il disagio del freddo sottozero, ma niente paura, anche in questo caso interviene mamma regione con un contributo al riscaldamento. Che dite? Anche in Piemonte, Lombardia e Veneto a certe altitudini si battono i denti? Certo, ma lì mica c'è lo statuto speciale. I valdostani ad ogni buon conto non sono un'eccezione: pure la provincia autonoma di Trento si prende cura dei suoi cittadini, ai quali garantisce in certi casi anche i buoni vacanze per il mare e il congedo parentale per i padri fino all'ottavo anno di età (manca poco e presto lo accompagneranno anche alla laurea). E quella di Bolzano non è da meno, perché assicura agli abitanti delle vallate un contributo per l'affitto di casa, colf e badanti in caso di necessità e l'acquisto di mezzi di locomozione per le persone disagiate, come si usa fare nei paesi civili. Non è tutto: Val d'Aosta e Trentino Alto Adige possono permettersi di dar lavoro a molte persone, assumendo oltre 70 dipendenti pubblici ogni mille abitanti mentre altrove la media si ferma poco sopra i cinquanta. Bello no? Sembra di vivere nel paese di Bengodi. Il tutto grazie a una quota di risorse regionali devolute dallo Stato che in certe Regioni come ad esempio il Trentino Alto Adige sfiora il 90 per cento. Sì, avete letto bene. Mentre in media le altre regioni si devono accontentare del 50 per cento, nelle valli o nelle isole lo Stato si dimostra più munifico. Naturalmente non ci sfuggono le ragioni che hanno portato a tutto ciò. In Sicilia c'era un forte movimento separatista e addirittura un esercito per l'Indipendenza. In Sardegna si sono sempre sentiti autonomi e in Trentino Alto Adige, ma anche in Val d'Aosta, ai tempi del fascismo hanno patito l'italianizzazione. Ma sono passati più di sessant'anni: possiamo ancora permetterci il lusso di risarcire eventi storici del secolo scorso? Caro Cottarelli, e cari Letta e Saccomanni, non sarebbe ora di darci un taglio o i tagli li devono pagare sempre gli stessi? di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet