Quindici giudici: un conto da 41 milioni
Con 500 mila euro all'anno i membri della Corte costituzionale sono pagati il doppio degli inglesi e quasi il triplo di quelli americani. Ognuno ha anche un'auto blu con due autisti al costo di 750 euro al giorno. Ridurre la spesa pubblica? Iniziamo a tosare gli ermellini
La Costituzione tutela il risparmio delle famiglie, ma i primi a non rispettare il dettato della Carta su cui si fonda la Repubblica sono i giudici della Corte costituzionale, cioè le persone cui spetta l'interpretazione corretta e rigorosa dei 138 articoli che regolano il nostro Paese. Non si tratta solo della vecchia questione che rende «todos caballeros» i supremi giudici, trasformando negli ultimi mesi di mandato in presidente ogni magistrato della Consulta, così da consentire a chiunque di andare in pensione con un vitalizio superiore a quello che otterrebbe re- stando semplice togato della Corte. No, c'è dell'altro e lo si scopre grazie a uno studio del professor Roberto Perotti, docente della Bocconi con alle spalle collaborazioni con il Fon- do monetario internazionale, la Banca mondiale e quella Centrale europea e un'altra serie di istituzioni prestigiose tra cui la stessa Banca d'Italia. Che scrive Perotti nel saggio che ha pubblicato ieri su La voce.info, sito internet di cervelloni a cui collabora? Semplicemente che quello della Corte costituzionale è uno scandalo nascosto. Anzi: forse il più grande scandalo della pubblica amministrazione. «Pochi hanno il coraggio di parlarne», sostiene il professore, «ma i bilanci parlano da soli». Il docente infatti si è preso la briga di analizzare i dati che la stessa Corte pubblica su Internet, dati che curiosamente non sono consuntivi, cioè di fine esercizio, ma preventivi. Dunque c'è il rischio che alla fine i bilanci della Corte siano addirittura peggiori di quelli di inizio esercizio, come quasi sempre capita nella pubblica amministrazione: basti pensare alle previsioni formulate da ogni governo al principio dell'anno e confrontarle con i risultati raggiunti dodici mesi dopo. Ma restiamo alle cifre di Perotti ancorché non consuntive. Si comincia dalla retribuzione dei quindici giudici costituzionali. Lo stipendio lordo del presidente ammonta a 549 mila 407 euro, mentre quello di un componente del collegio si abbassa di circa centomila euro: 457 mila 839 euro, per la precisione. In Gran Bretagna, i colleghi dei nostri giudici costituzionali incassano ogni anno 217 mila euro, meno della metà. In Canada ci si discosta di poco: 234 mila euro per il presidente, 217 mila per i semplici togati. Ma il meglio lo si registra negli Stati Uniti: il presidente della Suprema Corte ha una retribuzione di 173 mila euro, mentre gli altri si fermano a 166, cioè un terzo di quanto incassano i componenti della nostra Consulta. Sebbene già questo basti a far ribollire il sangue di molti contribuenti che si vedono vessati dal Fisco più avido d'Europa, c'è però dell'altro. Lo stipendio infatti non tiene conto dei vari benefit, che per i giudici della Corte costituzionale italiana non sono pochi. Si va dall'auto blu a disposizione in ogni momento, con tanto di tessera Viacard e Telepass, ai biglietti ferroviari, aerei e di altri mezzi di trasporto: tutto a carico del bi- lancio pubblico. Ogni giorno lavorativo dei togati, essendo- ci due autisti a disposizione, viene dunque a costare 750 euro. Commenta Perotti: in un anno il servizio costa 2,25 milioni, cioè 150 mila a giudice; a questo punto converrebbe far viaggiare i guardiani della Costituzione in elicottero, si spenderebbe la stessa cifra. Ma a questi dati c'è da aggiungere altro, perché i 15 fortunati dispongono anche di telefonino, pc portatile (al momento non risulta l'Ipad, ma forse si tratta di una disattenzione) e di un'utenza tele- fonica domestica a spese del- lo Stato (ma, bontà loro, a quella possono rinunciare). Non è finita: per non sotto- porre i giudici a uno stress eccessivo durante i trasferimenti da casa all'ufficio, l'amministrazione ha pensato bene di mettere a loro disposizione una foresteria (dunque quindici) composta da uno o due locali con annessi servizi igienici e angolo cottura. Perotti precisa che gli alloggi sono nello stesso Palazzo della Consulta o in via della Cordonata, cioè in pieno centro. di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet