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Caro ministro chiarisca o si dimetta

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Anche se i funzionari del Dap avessero respinto le richieste del Guardasigilli, la pressione di un pubblico ufficiale rivolta a procurare un beneficio a un detenuto assomiglia pericolosamente a una tentata concussione. Senza chiarimenti immediati, immediate dimissioni

Ignazio Stagno
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Secondo Marco Travaglio non c'è alcuna possibilità di accostare il comportamento di Silvio Berlusconi a quello di Anna Maria Cancellieri. Tra la telefonata in questura del Cavaliere e la convocazione da parte del Guardasigilli di due dirigenti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria allo scopo di ottenere la scarcerazione di Giulia Ligresti ci sarebbe un'enorme differenza. Che secondo il vicedirettore del Fatto consisterebbe nella diversa risposta ottenuta dalle due sollecitazioni. Nel primo caso, quello dell'ex presidente del Consiglio, i funzionari di polizia che ricevettero la chiamata pur se non minacciati si misero sull'attenti, cercando di fare ciò che era possibile per lasciar libera (non era agli arresti ma solo in stato di fermo perché sprovvista di documenti e fuggita da una comunità che l'aveva in affidamento) Ruby Rubacuori. Non violarono la legge né disattesero le disposizioni della Procura  dei minori, ma ebbero il torto di non dare un dispiacere a Berlusconi e per questo l'ex premier è stato condannato a sette anni di carcere, mentre i due poliziotti rischiano l'incriminazione per non aver reagito alla presunta concussione. Nel caso del ministro della Giustizia, per Travaglio, i fatti sarebbero andati in maniera diversa. Alla richiesta di Anna Maria Cancellieri di fare qualcosa per alleviare le pene della figlia di Salvatore Ligresti, in carcere ormai da un mese e a rischio anoressia,  i due dirigenti del Dap, cioè due magistrati, avrebbero opposto un secco «no». Così almeno assicura Travaglio, il quale par di capire che dalle parti della magistratura dispone di fonti privilegiate. Certo, noi non abbiamo motivo di dubitare della parola del vicedirettore del Fatto. Del resto, se le cose non fossero andate come l'informato collega sostiene, se cioè i due funzionari dell'amministrazione penitenziaria non avessero respinto le pressioni, in Procura a Torino ci sarebbe non poco imbarazzo. La figlia di un amico personale del ministro scarcerata in quattro e quattr'otto per le pressioni del ministro. La faccenda non riguarderebbe solo il Guardasigilli, ma anche i dirigenti e molto probabilmente il personale, sia medico che giuridico, che  proprio dopo l'irrituale intervento ha dato il benestare alla scarcerazione. Se cioè fosse anche solo ipotizzata la concussione, come si è fatto per Berlusconi a causa della famosa telefonata in Questura per una ragazza che non era accusata di alcunché, la scarcerazione della figlia di un finanziere agli arresti con l'accusa di falso in bilancio e di aver creato un buco da 600 milioni, sarebbe un bel problema che rischierebbe di travolgere un po' di persone e non solo la ministra della Giustizia. Tuttavia, dicevamo, non avendo informazioni di prima mano come invece il vicedirettore del Fatto ci limitiamo per l'appunto ai fatti. I quali sono i seguenti. Anna Maria Cancellieri, dopo l'arresto dell'intera famiglia Ligresti, esprime la propria solidarietà alla compagna di Salvatore Ligresti e si dichiara pronta a fare tutto ciò che le è possibile per alleviare il dolore della famiglia così duramente colpita. Qualche giorno dopo il fratello di Salvatore Ligresti, Antonino, si sarebbe messo in contatto con il ministro, preoccupato per le condizioni di salute della nipote Giulia, la quale già in passato aveva sofferto di anoressia. Informato della situazione, il Guardasigilli avrebbe a questo punto attivato i dirigenti del Dap. Secondo la Cancellieri si è trattato di un intervento umanitario, dettato dalla volontà di evitare che le condizioni di Giulia Ligresti peggiorassero. Ovviamente non abbiamo motivo di dubitare del buon cuore del ministro e se fosse stato per noi non solo avremmo liberato Giulia Ligresti ma nemmeno l'avremmo messa in carcere: in un Paese normale le persone devono finire dietro le sbarre solo dopo un regolare processo e una regolare condanna. Ciò nonostante, non è questo il punto. E nemmeno lo è la presunta risposta negativa dei funzionari del Dap al ministro. Il punto è che se un pubblico ufficiale, abusando dei propri poteri, costringe qualcuno a dare una qualche utilità, si configura il reato di tentata concussione, indipendentemente dalla risposta del presunto concusso. Utilizzare le vie brevi, saltando la procedura (in questo caso la domanda al giudice competente), è qualcosa che va contro le regole? Contravviene oppure no alle procedure? E richiedere la scarcerazione o un diverso trattamento carcerario per un detenuto è oppure no una «utilità» come indicato dal codice penale? Ecco, sono questi i nodi della vicenda che ci fanno dire che il caso del ministro Cancellieri non è affatto chiuso e tantomeno può essere liquidato dicendo che è diverso perché i funzionari del Dap hanno respinto le richieste del ministro. Giulia Ligresti è stata scarcerata (e ne siamo contenti) una settimana dopo l'intervento di Anna Maria Cancellieri. E proprio mentre il Guardasigilli si preoccupava del suo stato di salute, medici e operatori sociali si preoccupano di segnalare alla Procura le condizioni della reclusa. Perfino la Procura si dichiarava favorevole a toglierle le manette. Tutto regolare dunque? Ci auguriamo di sì, ma vorremmo poterlo dire con le carte alle mano, soprattutto con tutti gli approfondimenti del caso. Anche quelli riguardanti la liquidazione milionaria percepita dal figlio del ministro Cancellieri, il quale guarda caso era proprio un dipendente dei Ligresti. Tutto normale? Ci piacerebbe poterlo raccontare, perché in caso contrario non resterebbe che una soluzione: le immediate dimissioni del ministro. E forse anche di qualcun altro. di Maurizio Belpietro Twitter: @BelpietroTweet [email protected]

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