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Perché il Pdl ha fatto bene a salvare Letta

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Se il centrodestra non avesse dato la fiducia, il Pd avrebbe raccattato qualche voto per sopravvivere con la benedizione di Napolitano. Risultato? Berlusconi sarebbe decaduto comunque e ora avremmo una maggioranza con Sel e qualche grillino

Giulio Bucchi
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Caro Emiliano, capisco le sue perplessità e cercherò di risponderle senza giri di parole. Cominciamo dalla questione principale, ovvero dall'accusa di tradimento: in questi giorni è circolata spesso e a parer mio a sproposito. Si è imputato ad Alfano e ai dissidenti di voler consegnare Berlusconi nelle mani dei pm, cioè di avergli tolto l'unica arma con cui avrebbe potuto difendersi, ossia le elezioni. Vero? Io credo di no e mi spiego. Qual è il problema del Cavaliere? Che in base alla legge Severino, approvata nella scorsa legislatura anche dai cosiddetti falchi del Pdl, un condannato non solo è incandidabile,   ma deve considerarsi decaduto dall'incarico  politico      appena la sentenza  sia divenuta definitiva.  Si può discutere se la norma  sia retroattiva    o meno, ma dato che la maggioranza nella giunta delle elezioni del Senato è in mano alla sinistra (Pd più Cinque Stelle) c'è poco da fare. Lo stesso si può dire dell'aula: se a Palazzo Madama mettono ai voti la questione, Berlusconi decade da senatore. Questo epilogo avrebbe potuto essere fermato nel caso in cui  fosse caduto il governo e ci fossero state le elezioni? Ovvio che no, perché un conto è la vita dell'esecutivo, un altro sono le procedure parlamentari. Anzi: caduto il governo e quindi dissolta la maggioranza che lo sorreggeva sarebbe stata spazzata via anche l'ultima tenuissima remora a votare contro il Cavaliere e quindi, paradossalmente, la crisi avrebbe solo accelerato il voto contro il leader del centrodestra, il quale, privato dello scudo parlamentare, avrebbe potuto essere arrestato senza chieder permesso a nessuno. Far cadere il governo dunque non solo non avrebbe salvato il Cavaliere, ma – per usare le parole dei falchi – lo avrebbe consegnato ancor più rapidamente nelle mani dei pm. Forse era questo che si voleva? Far precipitare la situazione per sfruttarla in un'eventuale campagna elettorale? Può essere, ma in tal caso non so se chi gioca con la pelle del Cavaliere abbia diritto di usare parole come tradimento.  Seconda questione. Quando nacque, a differenza di altri io non mi spellai le mani ad applaudire il governo. Anzi, sostenni che Letta aveva presentato un programma insipido, privo di impegni precisi che lo vincolassero ad una azione liberale. Aggiunsi poi, non senza preoccupazione, che nel Pd era passata la linea Bindi, cioè delle mani libere. Nessun ministero importante era andato al Partito democratico e i dirigenti più in vista della sinistra avevano scelto prudentemente di restar fuori dalla compagine governativa, delegando gli incarichi ministeriali alla seconda fila. Era evidente che i democratici non volessero sporcarsi le mani con Berlusconi e il centrodestra,  eppure i falchi allora erano entusiasti come i parenti poveri che sono invitati a una festa di matrimonio del parente ricco. Ingenuità? Probabile.  La stessa che poco più di un anno fa portò a dire che Mario Monti faceva una politica di centrodestra e che Elsa Fornero  era una sorella che doveva essere difesa dalla Cgil. La verità è che pensando di pacificare il Paese nel Pdl hanno deciso le larghe intese, ma nel Pd erano talmente divisi da non poter fare neppure una intesa stretta. E ora veniamo alle elezioni. Certo che votare sarebbe stato meglio che tenersi questo governo: l'ho scritto e lo ripeto, perché ritornare alle urne non sarebbe una tragedia ma un'occasione per tirare un'altra volta i dadi e provare a vincere. Ma il problema è che le elezioni non ci sarebbero state.  Lo scioglimento delle Camere era un'illusione di una parte del centrodestra, la quale non ha capito che dal giorno della nomina di quattro nuovi senatori a vita la finestra elettorale si era chiusa. Con quella decisione, Giorgio Napolitano ha alterato l'equilibrio parlamentare, perché ha corretto a favore della sinistra i numeri su cui Letta si sorregge. Quattro fuoriusciti del centrodestra e quattro del Movimento Cinque Stelle avrebbero fatto il resto. Magari per un solo voto o per l'improvvisa assenza di qualche senatore, ma alla fine il governo si sarebbe salvato. E se non si fosse salvato ne sarebbe sorto uno peggiore, senza Letta ma con dentro Sel e un po' di pentastellati.  Risultato: staremmo peggio di prima. Non solo ci sarebbe stato l'aumento dell'Iva, come pure c'è stato, ma l'Imu sarebbe stata reintrodotta, come hanno cercato di fare, e la tassa comunale di servizio sarebbe stata anticipata a dicembre. E per di più avrebbero cambiato la legge elettorale a loro vantaggio. Insomma, io non dico che questo sia il miglior governo della storia. Anzi: di Letta e dei suoi ministri farei volentieri a meno. Ma se Letta non lo posso mandare a casa cerco di limitarne i danni. È per questo che domenica  abbiamo incitato la delegazione di centrodestra nel governo a bloccare la deriva a sinistra dell'esecutivo, evitando di assecondare le richieste di modifica della Bossi-Fini e l'introduzione del salario minimo garantito. Se ha un senso  restare a Palazzo Chigi, sta tutto nella battaglia difensiva. Se non si può avere un governo liberale, almeno cerchiamo di liberarci dalla retorica dell'accoglienza e dei sussidi per tutti.   di Maurizio Belpietro      

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