La condanna decisa già quattro anni fa
Fino a sera ho atteso un comunicato ufficiale con l'intestazione della Suprema Corte o, almeno, una dichiarazione di smentita all'Ansa, magari di quelle informali, che nascondono il dichiarante dietro la formula delle fonti a lui vicine. Invece niente, silenzio di tomba. Eppure la notizia rivelata ieri da Stefano Lorenzetto non era nascosta nelle pagine interne, taglio basso, ma d'apertura in prima pagina; non una breve, ma un'articolessa che anche volendo non avrebbe potuto risultare invisibile neppure a un cieco. Ciò nonostante, lo scoop non ha prodotto alcuna reazione. Non del giudice chiamato in causa, non dei colleghi dell'augusto magistrato e, a dire il vero, neppure dei nostri colleghi giornalisti, i quali nonostante l'evidenza dell'articolo hanno preferito ignorare la notizia. A questo punto il lettore all'oscuro di cosa sia accaduto si starà chiedendo di che cosa stia parlando e quale sia il fatto che non ha trovato eco nonostante fosse una bomba. Mi spiego subito. Ieri, a tutta pagina, il Giornale è uscito con un articolo interamente dedicato ad Antonio Esposito, il giudice che giovedì ha letto la sentenza di condanna contro Silvio Berlusconi. Non si tratta di un magistrato qualsiasi, ma del presidente del collegio giudicante che ha praticamente chiuso la carriera parlamentare del Cavaliere. Una toga importante, che è ritenuta tra le più autorevoli tra quelle presenti in Cassazione. Fin qui niente di nuovo: che si racconti chi è l'uomo che ha liquidato l'ex presidente del consiglio è nella norma, perché dopo essere comparso davanti alle telecamere di tutto il mondo la sua storia incuriosisce e i lettori hanno diritto di sapere. Peccato che quella raccontata da Lorenzetto non sia la storia di una carriera, ma il racconto di una sera di oltre quattro anni fa, quando Antonio Esposito ha partecipato a Verona ad una serata conviviale del Lions cittadino. In quell'occasione, tra una portata e l'altra, l'alto magistrato si sarebbe lasciato andare a racconti licenziosi su Silvio Berlusconi, definendolo "un grande corruttore" e "un genio del male". Lorenzetto scrive non per sentito dire, ma sostiene di aver sentito personalmente quelle parole e aggiunge anzi di avere testimoni pronti a confermare la sua versione. Conosco Stefano da una vita e so che è un collega serio e scrupoloso, certo non un pasdaran berlusconiano. Però confesso che leggendo ieri il suo articolo ho pensato che avesse preso una cantonata epocale. Figurarsi, mi sono detto, se un un giudice di Cassazione va al Lions e sbraca raccontando in pubblico storielle hard sul premier e lo definisce davanti a tutti corruttore e genio del male. No, ho pensato, ci dev'essere un errore: sarà un omonimo. Di Esposito ce ne sono tanti, è un po' come Brambilla a Milano. Magari non è neppure giudice, ma solo cancelliere. Neppure la foto che accompagnava il pezzo mi ha convinto. Un po' perché il soggetto che avrebbe reso quelle dichiarazioni a Verona durante una cena del Lions non era in primo piano e poi perché essendo seduto mi sembrava più basso e più tozzo. Vedrai, ho ragionato, tempo un paio d'ore e arriva una nota della Cassazione: quelli sono stati tanto veloci a mandare la sentenza di condanna a Milano che non faranno passare molto neanche a chiarire questa faccenda. Ma da due le ore sono diventate quattro e poi otto e poi dieci: a sera dal Palazzaccio tutto taceva. Ora, credo che a nessuno sfugga l'importanza della cosa. Un giudice è un giudice e dev'essere imparziale: mica può andare in giro a dire che quello è un puttaniere e quell'altro un corruttore. Se ha notizie di reato apre un procedimento, non fa una conferenza al Rotaty. Si dirà: ma nel 2009 Antonio Esposito era un signore in trasferta a Verona e non sapeva che quattro anni dopo sarebbe stato chiamato a giudicare Berlusconi, dunque come ogni privato cittadino aveva diritto di manifestare le proprie opinioni. Vero. Ma mettevi nella parte di un cittadino che si sottopone al giudizio di un magistrato: come si sentirebbe se sapesse che il giudice che deve stabilire la sua innocenza o la sua colpevolezza diceva di lui le peggiori cose? Si affiderebbe con serenità alla giustizia? L'Italia non è l'America, certo. Tuttavia noi siamo cresciuti guardando i film americani, dove i legali della difesa interrogano i giurati per sapere se hanno pregiudizi nei confronti del loro cliente e se li ritengono prevenuti ne chiedono la ricusazione. Intendiamoci, nessuno vieta ad un magistrato di avere le proprie opinioni e anche di ritenere qualcuno un delinquente, ma nel momento in cui esprime in un dibattito pubblico il suo convincimento sa che può essere sospettato di avere un pregiudizio nei confronti di quella persona, soprattutto se la sorte di quella persona poi dipenderà dalla sua decisione nel momento in cui indosserà la toga. É per questo che mi sarei aspettato immediata chiarezza attorno a questa faccenda, convinto che l'equivoco dovesse essere chiarito senza indugio. Ma il silenzio mi ha lasciato perplesso e preoccupato. Certo, è agosto e forse il presidente Esposito è al mare a rilassarsi, oppure è all'estero e ha staccato il telefono. Magari non ha letto e oggi appena chiamerà casa lo informeranno. Speriamo. Io resto in trepida attesa, Pronto a riferire che la Cassazione é imparziale e i suoi giudici non vanno in giro né a sputtanare i presidenti del consiglio, né a condannarli per antipatia personale. Come dovrebbe essere.