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Piano B per il governo, il Cav è pronto a tutto

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Solo Pier Luigi non ha ancora capito: o s'accorda con il Pdl o si torna al voto. E Berlusconi lancia idee choc che sembrano un programma elettorale

Lucia Esposito
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  Maurizio Belpietro Pier Luigi Bersani ormai è l'ultimo giapponese ancora convinto di poter  fare un governo senza Pdl. All'idea che il Partito democratico debba chiedere i voti al Pdl si sono arresi tutti, ma lui no. Il  compagno segretario continua a ripetere come un disco rotto che se fallirà il suo tentativo sarà diluvio, cioè il voto, ma nessuno gli dà più retta. Anzi, i maggiorenti del partito dicono il contrario. Con una novità: mentre fino a una settimana fa certi discorsi li facevano in privato, dopo essersi fatti giurare che mai una parola sarebbe stata attribuita a loro, adesso dichiarano senza imbarazzi ogni cosa ai giornali. Dopo Matteo Renzi che, evitando i giri di parole, ha detto che si sta perdendo tempo, ieri è stato il turno di Dario Franceschini e di Rosy Bindi. Il primo ha confidato il suo pensiero al Corriere, dicendo in pratica che è ora di mettere da parte Bersani per trattare con Berlusconi. Il senso più o meno era il seguente: a me il Cavaliere non piace e lo pensionerei volentieri, ma siccome non possiamo sceglierci gli avversari che ci piacciono, dobbiamo parlare con quello che passa il convento, cioè l'attuale leader del centrodestra. Un invito ad essere meno schizzinosi e ad accantonare il complesso di superiorità che ogni volta li ha portati alla sconfitta. Più chiara ancora la passionaria, nonché presidente del partito. Per Rosy Bindi il Pd è ostaggio di Bersani, come dire che lei e molti altri vorrebbero trovare un'intesa con il Pdl, ma fino a quando ci sarà il compagno segretario non si può fare.  Dall'impasse a quanto pare non c'è verso di uscire, perché, nonostante siano sempre più numerosi i dirigenti che spingono per trovare un'intesa che consenta di governare l'Italia, Bersani non si decide alla resa, immobile sulla linea del no, respingendo qualsiasi apertura nei confronti del Popolo della libertà. Ormai il caso è più clinico che politico e manifesta un'incapacità a percepire la realtà per come è: se Grillo non ci sta, l'esecutivo si può fare solo coinvolgendo il Pdl. Punto e a capo, anche se al compagno segretario non piace, anche se ciò significa che il figlio del benzinaio di Bettola dovrà rinunciare ai sogni di gloria, cioè ad essere il primo comunista ad arrivare a Palazzo Chigi con i voti degli italiani.  In attesa che qualcuno si decida a spiegare a Bersani che le elezioni non le ha vinte, ma perse, convincendolo a farsi da parte per consentire la formazione del nuovo governo, Berlusconi non è però rimasto con le mani in mano, ma anzi ha deciso di sparare qualche missile a lunga gittata, di quelli che possono andar bene sia come programma di un governo per le riforme sia come manifesto per una futura campagna elettorale. Si tratta di un piano B: otto proposte per dare uno choc al Paese. Altro che Movimento Cinque Stelle o Pd: nero su bianco, sul sito del Pdl saranno pubblicati i testi di otto disegni di legge che verranno depositati nei prossimi giorni in Parlamento. Roba concreta, non questioni tipo il conflitto d'interessi o l'ineleggibità che Bersani ha messo sul tavolo per irretire Grillo e i suoi seguaci. «Mentre le altre forze politiche sembrano impegnate a perdere tempo»,  scrive Berlusconi, «noi il 15 aprile presenteremo otto disegni di legge». Si comincia dal finanziamento dei partiti, chiedendone l'abolizione, per poi passare a uno dei cavalli di battaglia del Cavaliere durante la campagna elettorale, cioè l'abrogazione dell'Imu sulla prima casa, con la restituzione degli importi versati nel 2012. A seguire la revisione dei poteri di Equitalia, le politiche sul lavoro, con una detrazione d'imposta per cinque anni a chi assumerà giovani, disoccupati e cassaintegrati, l'esenzione Irpef per i neoassunti e la semplificazione della burocrazia. Tra i provvedimenti, che verranno presentati durante la manifestazione che si terrà a Bari sabato prossimo, ci sono pure la riforma del sistema fiscale e quella costituzionale per l'elezione diretta del presidente della Repubblica, oltre all'immancabile riforma della giustizia. Otto proposte contro il tirare a campare di Bersani e l'immobilismo del Parlamento. Otto idee per discutere di ciò di cui ha bisogno questo Paese. Da queste dovrà partire chiunque abbia intenzione di coinvolgere il Pdl nella formazione di un nuovo governo. Ma dagli otto spunti del piano B  si dovrà ricominciare nel caso la trattativa per l'esecutivo fallisca e si debba tornare al voto. E forse è proprio questo l'obiettivo di Berlusconi. Convinto che l'ultimo giapponese del Pd alla fine saboterà l'accordo fra Partito democratico e Popolo della libertà, già si prepara alle elezioni. Tempo due settimane e capiremo.         

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