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I veri impresentabili sono loro
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Alla dignità dei fucilieri della Marina, che chiedevano ai politici di non dividersi, si risponde con liti da comare in Parlamento. Finisce in farsa il governo dei tecnici. Napolitano ce ne risparmi altri
di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet Peggio dei politici ci sono soltanto i tecnici che vogliono fare i politici. Lo dimostra lo spettacolo offerto ieri in Parlamento da due ministri del cosiddetto governo dei professori. Il responsabile degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata e quello della Difesa Giampaolo Di Paola, dovendo riferire alle Camere della vicenda dei marò, hanno pensato bene di litigare in pubblico, accusandosi l'uno con l'altro. Il primo ha svelato agli onorevoli di non essere stato d'accordo sulla riconsegna agli indiani dei due militari e per sottolineare il suo dissenso ha annunciato le dimissioni dall'alto incarico. L'altro, in evidente contrasto con il collega, prima ne ha preso le distanze e poi l'ha tacciato di alto tradimento, imputandogli d'abbandonare la nave mentre questa va a fondo. Una lite da comari, per giunta offerta non al riparo da occhi indiscreti, ma nell'aula di Montecitorio, cioè in una sede che più istituzionale non si poteva. Non solo: lo scambio di carinerie è arrivato a ventiquattro ore dall'appello di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i quali, dopo essere partiti per l'India obbedendo in silenzio agli ordini, hanno invitato i politici a piantarla di litigare, trovando invece una soluzione per la loro tragedia. Detto fatto: per la gioia di giornali e televisioni di tutto il mondo ieri due dei più alti rappresentanti del governo hanno messo in scena l'indecente commedia. In un altro momento, di fronte a tutto ciò, avremmo chiesto a entrambi e ai loro colleghi di governo di fare le valigie al più presto perché impresentabili. In sovrappiù avremmo reclamato che qualcuno facesse luce su quanto avvenuto, per conoscere chi, sin dal principio, avesse assunto la responsabilità di condurre la liberazione di due servitori dello Stato ingiustamente detenuti in un Paese estero. Di certo avremmo voluto sapere il contenuto dei colloqui con le autorità indiane intrattenuti da ministri e capo di governo. Non solo: avremmo preteso di conoscere chi aveva deciso di trattenere i marò in Italia dopo la licenza concessa dall'India; chi aveva valutato i rischi per il nostro Paese di una tale scelta; chi, dopo aver illuso i soldati e le loro famiglie con la mancata restituzione, aveva stabilito di rispedirli a New Delhi, rimangiandosi per la seconda volta in poco tempo la parola data. Purtroppo, dato che il governo Monti non può dimettersi perché si è già dimesso e il tardivo addio di un ministro come Terzi di Sant'Agata ci precipita in una farsa, non possiamo invitare il gabinetto tecnico ad andarsene. I signori professori hanno le ore contate in quanto per domani è previsto l'incontro fra Bersani e Napolitano per riferire del nuovo governo. Ma quand'anche il segretario del Pd, come è assai probabile, informasse il capo dello Stato dell'impossibilità di dar vita a un nuovo esecutivo, per Monti e colleghi cambierebbe poco. La combriccola dei sobri che da quasi diciotto mesi occupa Palazzo Chigi senza esservi stata eletta è agli sgoccioli ed è quasi certo che, in caso di insuccesso del leader della sinistra, il presidente della Repubblica incaricherà altri di condurre il Paese alle elezioni o di predisporre le poche riforme necessarie prima del ritorno al voto. Ciò detto, in un momento così complicato per l'Italia, mentre ancora non è chiaro quale sarà lo sbocco della crisi politica, ci permettiamo una riflessione. Da più parti sentiamo dire che Bersani pensa a una soluzione poco politica e molto tecnica che rappresenti la cosiddetta società civile. Nel governo verrebbero lasciati fuori i parlamentari per mettere dentro professori, giornalisti, preti di frontiera e altro. Bene. Anzi male. Ci auguriamo che così non sia. Che ci sia Bersani a Palazzo Chigi o qualcun altro, noi speriamo che si tratti di un politico e non di un ministro preso a prestito dalle professioni o dall'Università. Intendiamoci, non ce l'abbiamo con i docenti né vogliamo difendere la Casta. Ma un anno e sei mesi di tecnici ci sono bastati. Arrivato con l'idea di rialzare il Paese dal baratro in cui s'era cacciato, il gabinetto dei superesperti è riuscito nella non facile impresa di far sprofondare l'Italia ancora più giù. Mai negli ultimi venti o trent'anni al governo s'era vista una tale concentrazione di incapaci e maldestri. Quando hanno toccato le pensioni, una legge attesa da due decenni e a cui l'opinione pubblica era rassegnata, sono riusciti a creare un problema come quello degli esodati. Dopo aver annunciato la riforma dell'articolo 18, hanno ottenuto di peggiorarlo, bloccando il mercato del lavoro e rendendo praticamente impossibili le assunzioni. La lotta all'evasione l'hanno talmente esibita con i blitz nelle cittadine di vacanze che sono riusciti a far aumentare il nero, perché l'evasione parziale è diventata totale. Non parliamo poi degli effetti sull'economia delle cure miracolose del professor Monti: il paziente Italia, invece di migliorare, peggiora. Da ultimo, per completare l'opera e restituire al paese una reputazione internazionale, ecco il vergognoso comportamento nei confronti dei marò. Insomma, con i tecnici al governo non ci è stato risparmiato nulla, neanche la vergogna. Per cui, Napolitano, è pregato di non darcene altri. Se è in grado ci regali un governo vero e non fantoccio. Altrimenti lasci perdere: meglio le elezioni.
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