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Da un "altro mondo" per correggere gli sbagli della Chiesa

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Andrea Tempestini
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  di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet L'elezione del cardinale di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, al soglio di Pietro dimostra una cosa, ossia che i cosiddetti vaticanisti sanno tutto, tranne chi sarà il Papa. Tra le mille analisi che ci sono state inflitte da quando Benedetto XVI si è dimesso, nessuna aveva infatti ipotizzato che a succedergli sarebbe stato un argentino. Dal cardinale di San Paolo a quello di Guadalajara, per passare al metropolita di Manila: i giornali li hanno resi papabili  tutti,   tranne il solo che poi sarebbe stato eletto. Alcuni si erano addirittura spinti a ipotizzare i due che se la sarebbero giocata in conclave: l'arcivescovo di Milano Angelo Scola e quello di New York Timothy Dolan. Ma Bergoglio nessuno lo ha mai preso in considerazione. Il risultato è che di Francesco I si sa poco o nulla, se non che è l'anti Ratzinger, nel senso che nel 2005 fu una delle porpore prese in considerazione per l'elezione del Pontefice. Caduta la candidatura del cardinal Martini e poi quella dell'arcivescovo di Milano Tettamanzi, spuntò il suo nome, ma per una serie di ragioni poi fu scelto il Prefetto della Fede. Ma oltre ad essere stato il candidato di bandiera del fronte che si opponeva a Benedetto XVI, il nuovo papa è davvero l'avversario di chi l'ha preceduto? Chi lo conosce dice di no e anzi aggiunge che del vescovo emerito di Roma (così lo ha definito Bergoglio nel suo primo discorso a San Pietro, chiarendo subito che non considera il suo predecessore un pontefice ombra od onorario) è amico o comunque in buoni rapporti. Tuttavia anche se non è un nemico dell'ex papa, il nuovo di certo ha idee molto diverse. Non sui temi bioetici, dove ricalca in pieno la linea di Ratzinger, in particolare sui matrimoni gay, ma venendo da un terra come quella del Sud America, dove i poveri abbondano, si ispira ad una chiesa forse meno legata alla tradizione, ma pronta a cambiare a seconda delle esigenze terrene. Non a caso in una recente intervista Francesco I incitava a rimanere fedeli cambiando. Un rimprovero ai tradizionalisti e ai fondamentalisti, ai quali ricordava che la fedeltà significa modificare il proprio atteggiamento. Nel medesimo colloquio, il nuovo papa spiegava la sua strategia pastorale, invitando i parroci a uscire dalla parrocchia. A Buenos Aires una chiesa dista dall'altra almeno due chilometri: troppi secondo Bergoglio per poter avvicinare i fedeli. Per questo sollecitava i preti ad affittare un garage e ad affidare la catechesi a qualche laico, concedendogli pure di dare la comunione. Di lui si ricordano le memorabili omelie contro la meschinità dei politici e infatti la presidenta argentina Cristina Kirchner alle sue messe non si faceva mai vedere. Di lui dicono che viva in tre stanzette e con una sola perpetua come personale di servizio. Niente sfarzo, nessuna ostentazione. Di come consideri la sua missione, a spiegarlo forse basta il nome che si è dato. Pur essendo gesuita si è scelto Francesco, come il poverello di Assisi, un santo che pur essendo popolare e venerato, chissà perché, finora nessun pontefice aveva  preso ad esempio, per lo meno nel nome. Sarà alla spiritualità francescana, al pauperismo, alla teologia della liberazione tanto praticata in Sud America che si ispirerà papa Bergoglio? Lo vedremo presto. Di certo la prima sfida che dovrà affrontare sarà quella con la curia romana, quella curia che con i suoi veleni, le sue rivalità, tanta parte ha avuto nella traumatica uscita di scena di Benedetto XVI. Nonostante il proverbiale riserbo delle stanze vaticane, Ratzinger quando ha salutato qualche sassolino dalle scarpe se lo è levato. E quei sassolini sono macigni sulla strada di Francesco I. Ce la farà a rimuoverli? Riuscirà a disarmare le fazioni che da anni si combattono fra loro e hanno prodotto veleni e fughe di notizie come mai prima era avvenuto all'ombra di San Pietro? Nell'intervista già citata, concessa ad Andrea Tornielli de la Stampa, il nuovo Pontefice a proposito delle cattive notizie provenienti dal Vaticano accusava i giornalisti di essere affetti da coprofilia e di nutrirsi solo di scandali, ma ammetteva anche che la Curia romana qualche difetto l'aveva. Chi lo conosce dice che l'idea di riforma della burocrazia della Chiesa che ha in testa è radicale. In tal caso si potrà parlare, come lui ha fatto salutando i fedeli raccolti in piazza, di un papa che viene quasi dalla fine del mondo.  O, meglio, da un altro mondo.  

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