Monti-Bersani, coppia di fatto: ecco cosa ci preparano
Al voto manca più di un mese ma la storia è scritta: asse tra sinistra e bocconiano. Il programma? Tasse e botte agli stipendi. Pronta anche la scusa: i conti pubblici
Se qualcuno di voi perdesse un'ora del proprio tempo e leggesse la carta d'intenti che il Partito democratico ha fatto sottoscrivere ai suoi candidati, ne ricaverebbe la convinzione che Bersani e compagni vogliono fare dell'Italia un Paese più buono, più giusto, più pulito, più moderno. L'unica cosa che manca nel programma dei sogni, però, sono le cifre: dove si reperiscono le risorse per far diventare più buona, più giusta, più pulita e più moderna l'Italia? Di questi dati decisivi per scegliere se concedere o meno fiducia alla sinistra in vista delle prossime elezioni, nella carta delle fiabe non c'è traccia. Tuttavia, per chi ha un minimo di pazienza, mettere insieme gli elementi contenuti nelle dichiarazioni e nelle interviste degli uomini chiave del Pd e trovare la risposta non è difficile. Cominciamo dal responsabile del programma economico per conto di Bersani, quello Stefano Fassina che con i suoi studi alla Bocconi e un passato al Fondo monetario dà copertura «ideologica» alle misure che la sinistra intende applicare in caso di vittoria. Per rassicurare i mercati finanziari spaventati da un successo degli ex comunisti, l'economista rosso, in un'intervista al Financial Times, è arrivato a ipotizzare addirittura il congelamento dei salari. Gli stipendi verrebbero sterilizzati dall'inflazione e i rinnovi contrattuali cancellati in maniera da favorire gli investimenti dall'estero, garantendo a chi decide di venire in Italia un costo del lavoro bloccato. Immaginate cosa accadrebbe se a prendere una decisione del genere fosse Silvio Berlusconi: probabilmente in piazza ci sarebbe la rivolta e i giornali farebbero titoli a tutta pagina denunciando il regime «fascista» che impoverisce i lavoratori e fa pagare alle persone a reddito fisso il rincaro dei prezzi. Non avendola però proposta il Cavaliere, è assai facile che l'idea passi sotto silenzio, liquidata in poche righe all'interno di qualche pastone politico. Tra le brillanti proposte per fare dell'Italia il Paese di Bengodi non ci sono però solo le intuizioni dell'economista di Nettuno. Altrettanto preoccupanti se ne aggiungono altre di ispirazione Cgil. La principale organizzazione sindacale, che è anche l'azionista di maggioranza del Partito democratico, ha dettato in questi giorni la sua ricetta per creare un milione di posti di lavoro. A differenza però della promessa di Berlusconi, quella della confederazione guidata da Susanna Camusso non prevede incentivi alle imprese e agevolazioni fiscali per i neo assunti, ma una valanga di tasse per un importo di circa 40 miliardi. Si parte dalla patrimoniale (che è già stata introdotta dal governo Monti con l'Imu e, come dimostrato dal Sole 24 Ore, può mangiarsi nel corso degli anni il valore dell'intera abitazione), si passa per l'inasprimento della Tobin tax, ovvero dell'imposta sulle transazioni finanziarie che allontana gli investitori, per finire alla gabella su chi inquina di più. A parte il fatto che consentire dietro pagamento di danneggiare l'ambiente e mettere a repentaglio la salute degli italiani ci sembra un'idea bislacca, come se qualcosa di sporco potesse diventare pulito versando un'imposta, il piano fa capire che lo spirito della sinistra è immutato nel tempo. Di fronte a qualsiasi problema e alla più grave crisi economica che l'Italia abbia attraversato negli ultimi vent'anni, la Cgil e i suoi compagni conoscono un solo rimedio: aumentare le tasse. Non importa che la pressione fiscale sia tra le più alte al mondo né che le aziende rischino di essere penalizzate nei confronti dei loro concorrenti esteri: per creare nuovi posti di lavoro basta mettere una nuova imposta sulle imprese e su chiunque abbia da parte quattro soldi e abbia commesso l'errore di non esportarli o nasconderli sotto il materasso. Del resto, Bersani, Fassina, Camusso e compagni si sono già preparati l'alibi per assassinare senza lasciar tracce quel po' di ricchezza e voglia d'impresa rimaste in Italia. La scusa che verrà fornita per giustificare l'efferato delitto saranno i conti pubblici. Il segretario del Pd ha già messo le mani avanti, parlando pochi giorni fa di polvere sotto i tappeti, e lasciando intendere che l'attuale governo sta camuffando la reale situazione finanziaria dell'Italia. Monti avrebbe imbellettato i conti in modo da potersi presentare agli elettori come il salvatore del Paese e candidarsi ad un bis. Notizia che, come segnala in prima pagina l'ex presidente del Consiglio e direttore di Banca d'Italia Lamberto Dini, è stata pubblicata dal Wall Street Journal e ha trovato conferma negli ambienti vicini alla nostra banca centrale a proposito del fabbisogno di cassa, che non è affatto diminuito. Capito perché Bersani, quando parla di alleanze, guarda all'attuale inquilino di Palazzo Chigi? Insieme sarebbero una bella coppia di fatto. Ciò che ci manca per mandare definitivamente il Paese in malora e lasciare alle future generazioni un'eredità di macerie. di Maurizio Belpietro