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Il redditometro stanga i poveri

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Il nuovo strumento utilizzato per scovare gli evasori colpisce soprattutto chi non paga bollette e fatture. Il fisco non prevede che a saldare i conti siano ad esempio mamma e papà

Nicoletta Orlandi Posti
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di Maurizio Belpietro «Ho fatto il redditometro.  Risultato: le mie spese superano complessivamente il mio reddito e per il Fisco sono incoerente. Se avessi pagato tutto quello che devo pagare in effetti sarei  un evasore. Ma siccome tante spese corrispondono alla voce “debiti”, il redditest  dimostra solo che con il mio stipendio non ce la faccio ad arrivare alla fine del mese. Sai che novità!». L'sms è di ieri mattina e me l'ha inviato un amico. Il quale in poche righe dimostra di aver capito tutto del software che dovrebbe scovare i contribuenti infedeli. Altro che lotta all'evasione: qui siamo di fronte a una colossale presa per i fondelli. Infatti, in base ai parametri del ministero dell'Economia, finiranno nella lista degli evasori gran parte degli indigenti e tutte quelle persone che faticano a far quadrare i conti, perché spendono più di quanto guadagnino. I criteri usati nell'elaborazione del sistema (e probabilmente non solo del gioco riservato ai cittadini che compilano la dichiarazione dei redditi, ma anche del modello impiegato dagli agenti del Fisco per perseguire chi non paga le tasse) non prevedono infatti che ci sia qualcuno che per tirare a campare si indebiti o eviti di pagare le bolletta della luce e del gas perché non ha i soldi. Né contempla che i genitori o qualche parente diano una mano al congiunto che non ce la fa a mantenersi.  Tutto si basa su redditi dichiarati e uscite accertate, tra le quali vanno indicate le spese per l'abitazione, quelle per le utenze, i costi di trasporto, gli acquisti e così via. A prescindere che le si paghi in ritardo o che a saldarle sia stato il nonno.  In tal modo, automaticamente, i più poveri rischiano di passare tutti per evasori e, nonostante le rassicurazioni dell'Agenzia delle entrate, di finire inseguiti da ingiunzioni di pagamento o, nel migliore dei casi, di inviti a chiarire la propria posizione con l'Erario. Proprio ieri, a commento del nuovo sistema anti-evasione, il Sole 24 Ore spiegava che il redditest penalizza soprattutto le famiglie più modeste. Se infatti si guadagnano più di 30 mila euro e non ci si dà alle follie, per il Fisco è tutto in regola e il contribuente può dormire sonni tranquilli, sicuro che non verrà la Guardia di finanza a molestarlo. Ma se lo stipendio lordo è inferiore a quella cifra, allora sono guai, perché gli ispettori dell'Agenzia delle entrate potrebbero sospettare di trovarsi di fronte a un pericoloso evasore, mettendolo  nel mirino. Come ho spiegato più volte, non amo i furbi che non versano  le imposte: essendo un lavoratore dipendente, e dunque un contribuente a cui lo Stato preleva le imposte senza neppure che sia richiesto il mio consenso, pago fino all'ultimo euro e vorrei che altrettanto facessero gli evasori, anche perché se così fosse, probabilmente, su di me e su tutti gli italiani onesti diminuirebbe il carico fiscale. Tuttavia, pur non amando i ladri di tasse, non posso non vedere le storture del sistema con cui si va a caccia di chi nasconde i guadagni. In particolare mi colpiscono gli strani parametri con cui si pretende di individuare gli evasori. In Italia nell'ultimo anno sono aumentati i poveri cristi. Lo certifica una recente indagine che riportiamo nelle pagine interne e che ha rielaborato dati Istat. La statistica dimostra che, invece di migliorare, le condizioni delle famiglie peggiorano. Il 38,4 per cento dei nuclei non è in grado di fare fronte a spese impreviste, mentre il 46,5 non è in grado di pagarsi neppure una settimana di vacanza all'anno. Quattordici famiglie su cento sono in ritardo con le bollette, con l'affitto o con il mutuo e hanno debiti diversi con qualcuno, famigliari o negozianti. Il 17, 9 non può riscaldare adeguatamente la propria abitazione e il 12,3 non mangia carne se non raramente. Le percentuali si riferiscono allo scorso anno e rispetto al precedente sono tutte in aumento del 5 o del 6 per cento.  In poche parole, l'Italia è un Paese che si sta impoverendo. Certo, c'è chi si arricchisce e non paga le tasse. Ma questi di solito la fanno franca e quando vengono presi patteggiano, cercando di pagare il minimo, e poi ricominciano a rubare. I poveracci invece sono costretti non solo a tirare la cinghia, ma anche a giustificarsi e spesso, non disponendo di consulenti, commercialisti e avvocati, anche a subire le ingiunzioni del Fisco, pagando ad ogni contestazione. Adesso, oltre alla vessazione delle multe pagate in ritardo e dunque aumentate dell'ammenda prevista dalla legge, saranno costretti anche a subire la beffa di essere considerati veri e propri evasori. Hai voglia di spiegare al redditest che a casa tua si fa economia e si campa con poco. I parametri non consentono appello e si viene classificati incoerenti. Ha avuto modo di verificarlo un contribuente di Monfalcone, provincia di Gorizia, il quale si è visto notificare un accertamento da 136 mila euro, perché in base al redditometro la sua casa ha dei costi di mantenimento per un importo di 94 mila euro. Fa nulla che tra luce, gas, acqua, Ici e rata del mutuo lui ne spenda 13 mila e abbia prodotto all'Agenzia delle entrate tutte le bollette e i bonifici che lo dimostrano. Il sistema non prevede sconti, ma al massimo ricorsi. Previo pagamento del 30 % del valore della multa accertata, vale a dire 40 mila e  800 euro. E lo chiamano Fisco dal volto umano.     @BelpietroTweet

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