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Per riscuotere i tributi non servono blitz e ganasce

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Belpietro risponde a Befera: "Vero, vanno cambiate le leggi. Ma intanto un atteggiamento diverso degli esattori non guasterebbe"

Andrea Tempestini
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Caro Befera,  prima di tutto la ringrazio per la cortese risposta, che mi dà l'occasione di constatare come gli esattori fiscali non siano tutti arcigni come li descriviamo noi giornalisti, ma siano anche capaci di ragionamenti che vanno oltre la semplice contabilità. Ciò premesso, capisco che Equitalia faccia il suo mestiere e vada a caccia di tasse e di chi non le ha pagate. Nessuno può negare che in Italia esista un'evasione diffusa, che sottrae alle casse dello stato centinaia di miliardi di euro ogni anno. E nessuno, neanche chi come me ritiene che la pressione fiscale nel nostro paese abbia raggiunto livelli insopportabili sia per le imprese che per i privati cittadini, può giustificare chi fa il furbo e non rispetta la legge. Per quanto sia ingiusto, oppressivo e, per la sua farraginosità, vessatorio, il Fisco è legge e ogni cittadino ha il dovere di adeguarsi. L'autoriduzione delle imposte non è contemplata e neppure la resistenza fiscale.  Però, al suo giusto riferimento ai troppi cittadini che disattendono il patto con lo Stato, pagando assai meno di quanto dovrebbero a scapito dei contribuenti onesti,  mi permetto di contrapporre qualche domanda. Siamo sicuri che i metodi di Equitalia ( che non li decide da sola, ma le sono imposti dalla politica, cioè dai nostri rappresentanti, anche se sarebbe meglio dire i rappresentanti della Casta) siano proprio i migliori per scovare gli evasori e costringere i ritardatari a pagare? Siamo cioè convinti che non ci sia altro modo per ottenere ciò che uno Stato moderno ed efficiente dovrebbe prefiggersi, ovvero di far pagare tutti in egual misura ma lasciando a ciascuno il giusto reddito guadagnato? Le ganasce fiscali, gli accertamenti così invadenti, il fiato sul collo di ogni contribuente,  sono davvero proprio necessari come si crede?  Io qualche dubbio ce l'ho. Penso alle persone che essendosi dimenticate di pagare una bolletta o a quelle che pur avendo corrisposto il dovuto si vedono inseguite da Equitalia a causa di un errore dell'amministrazione e mi chiedo: ma non c'è un sistema per evitare che finiscano nel tritacarne del Fisco? Qualche tempo fa ho letto di un medico romano che avendo ricevuto una notifica per una multa si era affrettato a pagare regolarmente entro i sessanta giorni previsti. Peccato che per qualche oscura ragione il suo versamento non fosse stato contabilizzato, con il risultato che quattro anni dopo il dottore si è visto recapitare una cartella esattoriale da 2.225,47 euro. L'errore probabilmente lo aveva commesso il Comune, che però nel frattempo aveva ceduto il credito a Equitalia, ente che non ha voluto sentire ragioni dal camice bianco finito sulla lista nera, ignorando la matrice attestante l'avvenuto versamento. Così, al malcapitato non è rimasto che intraprendere la via crucis dei ricorsi ai giudici. Ecco: è giusto trattarlo in questo modo? È cioè un comportamento da Stato che ha rispetto dei propri cittadini sottoporre una persona in regola con le tasse e le multe a un'ingiusta tribolazione? La mia risposta è no. Io credo che altri metodi siano possibili. Pochi giorni fa su La Voce.info, il sito degli economisti radical chic, è uscito uno studio interessante su come in altri paesi combattono l'evasione. In esso Gabriele Giacomini, ricercatore di comportamenti sociali, riferisce di un esperimento inglese che ha testato l'invio di un messaggio ai cittadini in ritardo con il pagamento delle multe. Non una cartella esattoriale con tanto di mora e sanzioni, ma un semplice messaggio personalizzato. Bene, il test ha dimostrato che con il solo sms il 33 per cento dei contribuenti si adegua. E gli studiosi hanno calcolato che, se esteso a tutta la Gran Bretagna, il sistema porterebbe a un sensibile incremento delle multe pagate, con un risparmio di 3 milioni di sterline l'anno grazie ai 150 mila interventi di ufficiali giudiziari evitati. Non è tutto. Nel medesimo studio è citato un altro esperimento, questa volta non inglese ma cinese. In alcune città, come Pechino, Shanghai e Tianjin, per contrastare l'evasione fiscale hanno inventato una lotteria. Gli scontrini fiscali sono stati trasformati in biglietti da tirare a sorte con un numero generato automaticamente da un sistema. La voglia di partecipare all'estrazione ha prodotto un risultato strabiliante, con un incremento della tassazione al consumo pari al 17,1 per cento e un gettito fiscale in crescita del 10,4 per cento.  Insomma, non è detto che i blitz a Cortina e le norme sempre più astruse e complesse diano il risultato incassare di più. Come si vede, a volte basta un sms o una lotteria per combattere gli evasori. Dunque, ben venga caro Befera la revisione del sistema fiscale. Ben vengano anche le dichiarazioni dei redditi  semplici con adempimenti alla portata di tutti. Soprattutto, ben venga il giorno in cui tutti pagheranno le tasse e il Fisco sarà meno esoso per tutti.   di Maurizio Belpietro

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