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Ancora Berlusconi?Non mi sorprende

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Il Cav sa che il Pdl sta sparendo e che né Alfano né Montezemolo né altri possono risollevarlo. Così ha deciso: forse non salverà il centrodestra, ma ci farà divertire

Andrea Tempestini
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Un mese fa, incontrandolo, Silvio Berlusconi ci confidò di essere troppo vecchio per candidarsi un'altra volta contro la sinistra. «Tra poco avrò 76 anni, sono stanco, troppa fatica». Frasi che sembravano una resa, ma a noi sembrarono un bluff: parlava per sondare il nostro pensiero e magari sentirsi dire che, se paragonato a Napolitano, in fondo poteva considerarsi se non un giovanotto, uno che poteva ancora sparare parecchie cartucce. Prova ne sia che, passati quindici giorni, il Cavaliere da esodato che si faceva credere, si era già trasformato in candidato. Se non al posto di premier, per lo meno a quello di ministro dell'Economia di un futuro governo Alfano. Non eravamo ancora alla ridiscesa in campo, ma poco ci mancava e sarebbe stato sufficiente attendere ancora quindici giorni per l'annuncio definitivo.  Che ieri è puntualmente arrivato. L'ex premier si ricandida a fare il premier. Qualcuno esulta, qualcun altro risponde con fastidio, perfino nel centrodestra. Reazioni normali: chi come lui ha segnato un'epoca lunga quasi vent'anni non poteva suscitare che forti reazioni, pro e contro. Ma al di là dei commenti, davvero Berlusconi pensa che tornando lui alla guida il Pdl vincerà e tornerà agli antichi splendori? Crede concretamente possibile una vittoria del centrodestra nel 2013 contro la scassata macchina da guerra di Bersani? Domande semplici, a cui cercheremo di rispondere con risposte altrettanto piane. La prima cosa certa è che il Cavaliere, pur avendo di sé una stima piuttosto elevata - qualcuno lo definirebbe affetto da egocentrismo - di sicuro non è un fesso, né uno che non sia a conoscenza delle difficoltà in cui si dibatte il centrodestra. I sondaggi li vede prima di noi e sa che di questi tempi il Popolo della Libertà è al minimo storico e nonostante le sparate della Santanchè sull'Imu o le uscite sulla riforma del mercato del lavoro fatica a toccare il venti per cento. Di questo passo e senza qualcosa che inverta la tendenza, si rischia di finire al quindici, se non addirittura al dieci. Dopo essere stato un po' alla finestra, il padre padrone del centrodestra si è dato da fare per trovare qualcuno cui affidare la sua creatura. In prima fila tra i candidati ovviamente c'era Angelino Alfano, il delfino da lui stesso messo ai vertici del partito in qualità di segretario. Ma l'ex ministro della Giustizia, pur godendo dell'appoggio dell'ex premier, non gode dello stesso carisma e dunque alle elezioni non sarebbe in grado di risollevare il morale degli elettori moderati e, quel che conta, i consensi. Il Cavaliere a questo punto si è guardato un po' intorno, ripensando a Montezemolo, ma anche ad altri imprenditori, senza però riuscire a convincersi della scelta né dell'uno né degli altri, tutti quanti con pregi ma anche molti difetti. Risultato, Berlusconi è tornato a testare l'ipotesi di un suo ritorno in pista o, forse, più probabilmente non ha mai smesso di farlo. Ed eccolo qui, dunque, pronto a una nuova sfida, con un squadra più giovane e un programma adatto al momento e, è scontato, opposto a quello di semplici tasse sostenuto fino a oggi da Monti. Obiettivo: portare a casa il 51 per cento come giorni fa egli stesso ha dichiarato? Ma no, sa anche lui che non è più aria e per quanto faccia finta di puntare alla maggioranza assoluta degli elettori, in realtà mira a un più raggiungibile 30 per cento. Non poco, ma sempre più abbordabile. In tal modo il Cavaliere garantirebbe al centro destra di rimanere se non il primo, almeno il secondo partito del Paese e anche senza Lega e Udc guiderebbe l'opposizione di un futuro governo di sinistra, garantendo un futuro al Pdl. Ce la farà Berlusconi a realizzare il progetto di rilanciare il partito dei moderati? La risposta è difficile: non siamo nel 1994 e il sogno di cambiare l'Italia è svanito da un pezzo, ora rimane una realtà fatta di conti, buchi di bilancio e manovre da rispettare, pena la bocciatura dei mercati e della Merkel. Di sicuro però si può dire che o ci prova lui o non lo fa nessun altro. Dunque, visto che le elezioni incombono e non esiste chi nel Popolo della libertà le possa vincere, Berlusconi se la gioca. Come ha sempre fatto. Forse sarà una minestra riscaldata oppure soltanto una speranza mal riposta, sta di fatto che fra tanta tristezza e grigiore dell'era montiana, almeno Silvio ci strapperà un sorriso. Un po' per le battute - che certamente non mancheranno - e un po' per la faccia di quelli che già lo davano già morto e sepolto. Per lui si potrebbe adattare il soprannome che Indro Montanelli coniò per Amintore Fanfani: rieccolo. A fare Cucù. di Maurizio Belpietro

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