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Ecco perché il governo non può aiutare le aziende

Troppi Bot e Btp nella pancia degli istituti: così l'esecutivo non può sostenere le nostre imprese

Andrea Tempestini
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Il crollo è da record e la cifra ingente: -20 miliardi erogati dalle banche italiane alle imprese a dicembre e per questo gli istituti di credito devono dimostrare «di saper svolgere bene la loro funzione» di allocare il credito con una «acuita capacità selettiva» e utilizzare il fiume di liquidità della Bce al quale attingono sempre più largamente le banche italiane, in primis Unicredit e Intesa Sanpaolo, per «mantenere elevato il finanziamento dell'economia». Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco usa, al Forex di Parma, parole diverse ma esprime lo stesso concetto del suo predecessore Mario Draghi che ricordava come «bisogna saper fare i banchieri anche quando le cose vanno male». I dati della Banca d'Italia corroborano e rilanciano quelli diffusi dall'Abi alla vigilia: i prestiti alle imprese che fino a novembre frenavano ma erano pur sempre positivi, ora si sono contratti sebbene una parte l'ha avuta la forte volatilità di fine anno. Anche a gennaio comunque, ammonisce Visco, si sarebbe verificata una lieve contrazione del credito. Il 29 febbraio ci sarà una nuova iniezione di liquidità da parte della Bce e destinata alle banche Ue. Compreso quelle italiane. Il presidente Mario Draghi si è insediato da poco più di tre mesi. La sua prima mossa, la diminuzione dei tassi di interesse di mezzo punto è stata molto apprezzata dai mercati.  Come lo è stata l'assegnazione agli istituti di credito europei di un finanziamento triennale di 489 miliardi all'1% ampliabile a mille. Entrambe gli interventi costituiscono due strumenti apprezzabili per favorire la soluzione del credit crunch in talune zone d'Europa, tra cui l'Italia. Con riferimento al Ltro (nome tecnico del prestito della Bce), le raccomandazioni rinnovate a Francoforte ai rappresentanti di 26 banche europee sull'esigenza di finanziare l'economia reale, rischiano di risultare ancora insufficienti per evitare che tale rilevante liquidità  finisca per estinguersi unicamente nel rimborso delle obbligazioni bancarie o nell'acquisto di titoli di Stato, pur in presenza dei limiti posti dell' Eba a tale proposito. Per tutte le banche la novità “rischia” di portare un incremento degli utili compreso tra il 7 e addirittura il 20%.  Semplice: prendere a prestito all'1%  e comprare titoli che rendono molto di più. Ecco la mossa  che fanno gli istituti bancari con i soldi che prendono a buon mercato dalla Bce e poi anziché concedere credito alle famiglie e alle imprese effettuano riacquisti di bond per lucrare sul differenziale di rendimento senza correre rischi.  A tutto discapito dell'economia che non riesce a ripartire. Ovviamente, gli intrecci tra banche e debiti pubblici rendono tutto più difficile. Gli istituti acquistano titoli di debito e aiutano gli Stati. La Bce aiuta le banche perché possano sostenere i titoli europei. In questo circolo le Pmi  restano stritolate. Bankitalia e Bce possono intervenire per fare in modo che dagli istituti escano finanziamenti a tassi  agevolati, oppure tramite fondi partecipati. Ma in un certo senso hanno le mani legati. Solo la politica, quella lungimirante, potrebbe trovate la quadra tra il debito pubblico e gli utili delle banche. Ma solo con una visione a lungo raggio. di Claudio Antonelli

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