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Sempre meno risparmiatori, le banche schiave della Bce

Gli istituti restano in piedi solo grazie all'aiuto dell'Ue. Gli italiani stringono la cinghia e allo sportello portano sempre meno denaro

Nicoletta Orlandi Posti
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La crisi e l'innalzamento dello spread erodono il tradizionale zoccolo duro del risparmio su cui si basavano le banche italiane che dipendono ora sempre più dai nuovi flussi dalle risorse della Bce. Le banche italiane rallentano la crescita dei finanziamenti a famiglie e imprese che restano comunque positivi e annunciano presto una nuova moratoria sui debiti delle aziende. Dai dati del rapporto mensile dell'Abi emergono tutte le difficoltà del sistema del credito: gli istituti italiani, che tradizionalmente hanno potuto contare su solidi flussi di risparmio del retail (depositi e obbligazioni), hanno visto crescere in maniera rilevante la dipendenza dalle risorse della Bce che hanno rappresentato il 70% del totale (160 mld), così sostituendo l'apporto della raccolta fra i residenti. In particolare le nuove risorse affluite alle banche dai risparmiatori hanno totalizzato appena 24 miliardi (11%) mentre solo l'anno precedente raggiungeva quota 130 miliardi di euro. Le tensioni sui debiti sovrani, spiega l,'Abi, hanno limitato sia la disponibilità di risparmio delle famiglie italiane sia la possibilità delle banche di accedervi. Le difficoltà cui le banche italiane sono andate incontro per finanziare la propria attività sono visibili anche nella rilevante riduzione della raccolta dall'estero (una perdita di risorse per quasi 50 mld di Euro). E il presidente dell'Abi Giuseppe Mussari invita il paese a mutare il clima di ostilità e di provvedimenti sfavorevoli verso le banche che «fino a ora non sono costate un euro» alle casse pubbliche mentre gli istituti di credito, come segno di fiducia verso l'Italia, hanno aumentato gli acquisti di titoli di stato anche nel terribile secondo semestre 2011.

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