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Musk, mega-offerta per comprarsi OpenAi. La risposta di Altman, guerra dell'intelligenza artificiale

 Elon Musk

Mauro Zanon
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Un consorzio di investitori guidato da Elon Musk ha offerto 97,4 miliardi di dollari per acquisire il controllo della nonprofit a cui fa capo OpenAi, un laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale, di Sam Altman. Secondo quanto riferisce il Wall Street Journal, l’avvocato di Musk, Marc Toberoff, ha detto di avere presentato ieri l’offerta al cda di OpenAi. Da Altman è arrivato un secco rifiuto: «No grazie» ha scritto su X, «ma se volete possiamo comprare noi Twitter a 9,74 miliardi».

«È ora che OpeanAi torni ad essere la forza open-source concentrata sul bene che era un tempo. Faremo in modo che accada», ha affermato invece Musk. I due ruppero i loro rapporti per la direzione che doveva intraprendere OpenAi. Da allora, Altman ha lanciato un piano per convertire OpenAi in una società a scopo di lucro.

Intanto, sul fronte dazi l’Unione europea appare decisa a reagire per proteggere i propri interessi da dazi «illegali ed economicamente controproducenti» su alluminio e acciaio, se questi saranno confermati dagli Stati Uniti dopo le dichiarazioni di domenica del presidente americano, Donald Trump.

Ieri, in un comunicato, la Commissione europea ha reagito con queste parole a quanto annunciato da Trump ad alcuni giornalisti a bordo dell’Air Force One che lo stava portando al Super Bowl, ossia dazi del 25% sull’acciaio e l’alluminio in arrivo negli Usa, anche da Canada e Messico. «L’Ue non vede nessuna giustificazione valida per l’imposizione di dazi alle sue esportazioni. Reagiremo per proteggere gli interessi delle imprese, dei lavoratori e dei consumatori europei da misure ingiustificate», si legge nel comunicato. E ancora: «L’imposizione di dazi sarebbe illegale ed economicamente controproducente, soprattutto se si considerano le catene di produzione profondamente integrate che l’Unione e gli Usa hanno creato attraverso il commercio e gli investimenti transatlantici». Per ora, l’Ue, non ha ricevuto alcuna notifica ufficiale sui nuovi dazi trumpiani. «Non risponderemo ad annunci generici privi di dettagli o chiarimenti scritti», ha sottolineato un portavoce della Commissione.

L’annuncio dell’inquilino della Casa Bianca, in ogni caso, aggrava le tensioni commerciali con i principali partner economici e coincide con l’entrata in vigore delle tariffe di ritorsione della Cina, su carbone, Gnl, petrolio greggio, attrezzature agricole e alcuni veicoli. A bordo dell’Air Force One, Trump ha confermato anche l’intenzione di annunciare ulteriori tariffe reciproche tra martedì e mercoledì, sottolineando che entreranno in vigore «quasi immediatamente». La sua giustificazione è stata laconica: «Molto semplicemente, se loro ci fanno pagare, noi facciamo pagare loro».

Nel 2024, le importazioni dei due metalli hanno raggiunto un valore di 50 miliardi di dollari. Gli Usa comprano alluminio soprattutto dal Canada (9,5 miliardi di dollari), dagli Emirati Arabi (1,1 miliardi) e dal Messico (690 milioni), mentre l’acciaio proviene prevalentemente da Canada (11 miliardi), Messico (6,5 miliardi), Brasile e Cina (5 miliardi).

Di certo, i dazi saranno uno dei temi dell’incontro che avverrà oggi a Parigi tra la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, in tournée in Europa nel quadro del summit sull’intelligenza artificiale in corso nella capitale francese, prima della sua partecipazione alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco dove il tema centrale sarà la guerra in Ucraina. Per Von der Leyen, si tratta del primo confronto con un rappresentante della nuova Amministrazione statunitense.

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