Mps, l'offerta-choc per Mediobanca può arrivare fino alle Generali
Mps mette gli occhi su Mediobanca per “papparsi” il Leone. Non paghi forse del risiko bancario in atto da tempo lungo lo Stivale - l’Ops lanciata dal top manager di Unicredit, Andrea Orcel, sul Banco Bpm, la scalata di Piazza Gae Aulenti iniziata a fine settembre alla tedesca Commerz e l’intesa Generali-Natixis- ecco che ieri, nell’incredulità generale, l’ex Cenerentola del credito ha lanciato un’Ops sulla totalità delle azioni di Mediobanca, una delle banche d’affari più blasonate del Paese. Si tratta di un nuovo tentativo, dopo vari buchi nell’acqua, per creare il terzo polo bancario che ora piace parecchio al governo.
Ma quale è l’obiettivo finale? Manco a dirlo è il Leone di Trieste, le Generali. Un’operazione che secondo i vertici di Mps va chiusa entro il III trimestre 2025. L’ad di Rocca Salimbeni, Luigi Lovaglio riuscito nell’impresa di risanare la banca più antica del mondo riportandola in utile in pochi anni- ora ha proposto lo scambio di 23 azioni di Mps per ogni 10 azioni di Piazzetta Cuccia, per un valore totale di 13,3 miliardi e un premio pari al 5,03% rispetto al prezzo del 23 gennaio delle azioni di Mediobanca. Anticipata dall’agenzia Bloomberg, la notizia ha avuto un immediato eco ed impatto sui mercati: Mediobanca è schizzata al 7,7%, superando i 16,4 euro, mentre Mps è crollata del 6,91%, attestandosi a 6,49 euro. Una dicotomia che mostra quanto gli investitori abbiamo avuto reazioni opposte tra loro di fronte all’Ops “choc”. Un’offerta che potenzialmente può cambiare parecchio il nostro panorama bancario. Già convocata per il 15/4 l’assemblea di Mps per deliberare sull’aumento di capitale necessario per completare l’operazione. Se l’Ops ottenesse il disco verde, potrebbe dar vita a un “nuovo campione nazionale che unisce due brand di eccellenza” come precisato da Lovaglio, con sinergie annue stimate a circa 700 milioni di euro.
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Ma se dalle parti di Siena la considerano un’offerta amichevole, dalle parti di Piazzetta Cuccia è stata letta come un’operazione ostile. Ma come s’è arrivati all’offerta? Dopo un lungo e continuo rafforzamento del capitale di due soci privati: Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, la cassaforte di Essilux. Infatti oggi l’imprenditore romano possiede il 5,03% di Mps, mentre gli eredi di Leonardo del Vecchio hanno in mano il 9,78% delle quote. Questi nuovi azionisti sono già presenti pure nel capitale di Mediobanca e di Generali, creando così un collegamento strettissimo tra le operazioni. Entrambi sono legati al controllo di Generali, dove Mediobanca detiene una partecipazione del 13,1%.
Come detto, l’Ops di Mps ha ricevuto il plauso dell’esecutivo, attraverso il Mef che ora detiene l’11,7% di Siena. Sebbene la partecipazione del Mef potrebbe scendere sotto il 5% se l’operazione si concretizzasse, il governo potrebbe decidere di avere una quota nella nuova entità. Molte incognite restano, tra cui il via libera della Bce e le eventuali condizioni che potrebbero essere imposte sul capitale. Per gli analisti di Equita l’assalto di Mps «solleva dubbi per il premio modesto e le potenziali dissinergie». L’economista ed ex presidente della Fondazione Mps, Giulio Sapelli, vede un legame con l’operazione di Unicredit su Banco Bpm: «Non è corretto: il governo dovrebbe uscire dall’azionariato di Mps». Non manca nemmeno la voce del sindacato. Per il segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni «l’offerta di Siena è un’azione strategica di grande rilevanza, decisa, da chi ha una visione chiara del futuro del settore, della finanza e del mondo».
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