Il governo Letta ci prova: tassare gli alluvionati sardi
Dopo il cataclisma, l'esecutivo promise la sospensione dei tributi. Ieri il dietrofront: entro il 27 bisogna saldare
L'ultima di Saccomanni è un pacco dono per gli alluvionati della Sardegna: le tasse che erano state sospese il 1 dicembre, dice il comunicato ufficiale pubblicato sul sito del ministero, dovranno essere pagate entro il 27 dicembre. Fino all'ultimo centesimo. Ammazza, che atto di generosità, che bontà natalizia, che sensibile comprensione del dolore umano. E pensare che (ricordate?) nel pieno della tragedia, alla fine di novembre, il ministro dell'Economia s'era fatto bello con l'annuncio che risuonò dappertutto: «I comuni colpiti non devono nulla al fisco». E tutti immaginarono: ecco, dà un po' di fiato a quelle terre devastate. E tutti pensarono: bene, almeno quello. Per chi s'è trovato fiumi di fango dentro il salotto, si sa, non è bello trovarsi in casa pure Equitalia. Per altro, rischia di non notarsi la differenza. Ma finita la passerella, nel silenzio generale, sabato 21 dicembre (cioè ieri), il ministero dell'Economia butta fuori un gelido comunicato di poche righe (n.256), in cui a distanza di meno di un mese, si rimangia tutto: «Gli adempimenti e i versamenti tributari sospesi nei territori della Sardegna colpiti dall'alluvione devono essere effettuati entro il 27 dicembre 2013». Proprio così: 27 dicembre 2013. Cioè subito. E allora a che è servito sospenderli, di grazia? Che razza di aiuto è? Di fronte alla tragedia, i 18 morti, la distruzione, le immagini sconvolgenti, tutti pronti a fare annunci roboanti e poi, appena si spengono i riflettori, arrivano le mazzate? Ma che cos'ha quel genio di Saccomanni al posto del cuore? Una cartella esattoriale? Già sentiamo nelle orecchie la solfa del rigore dei conti, la stabilità del bilancio, i vincoli europei e la solita ricetta da ragioniere con l'acidità di stomaco. Vorrà forse convincerci che se a Decimoputzu, Berchidda e Buddusò le tasse fossero sospese ancora per qualche mese andremmo in default? Vuole sostenere che senza riscuotere immediatamente l'Imu a Orgosolo e Pabillonis le casse italiane non potrebbero reggere? Ci vuol far credere che senza mettere le mani sull'Iva di Marrubiu, Gonnosfanadiga e Tortolì metteremmo a repentaglio il regolare pagamento degli stipendi degli statali? Se il ministro fosse una persona seria direbbe che si è sbagliato e chiederebbe scusa ai sardi per averli presi in giro, a un mese dalla tragedia. Siccome invece il ministro è Saccomanni, l'iniziativa finisce, come sempre, in una drammatica barzelletta. Alle 20 di ieri sera, infatti, l'Ansa batte una notizia secondo la quale non meglio precisate fonti governative annunciano che si starebbe pensando un'ulteriore proroga per il pagamento delle tasse nei comuni sardi colpiti dalla tragedia. Che proroga? Lunga quanto? In che modo? Chi lo dice? Non è dato sapere. Anzi: sul sito del ministero resta il comunicato n.256, l'unico atto ufficiale al riguardo, non smentito. E allora a chi bisogna dare retta? All'anonimo “si starebbe”, battuto dall'agenzia, o al documento ufficiale che ribadisce la data improrogabile del 27. Fra l'altro, si noti bene: 21 e il 27 ci sono appena 6 giorni con in mezzo domenica, il Natale, la vigilia di Natale e Santo Stefano. Di fatto, se bisogna pagare, restano due giorni a disposizione: lunedì 23 e venerdì 27. Ora: i contribuenti sardi possono essere messi in questa situazione? Dopo quello che hanno passato? Non viene il dubbio che Saccomanni possa far più danni dell'inondazione? In effetti: già m'immagino queste famiglie che, con grande fatica negli ultimi giorni sono riuscite a risollevarsi un po', già me le vedo mentre cercano un sorriso, magari hanno fatto l'albero in casa per ritrovare serenità. E sotto l'albero che cosa arriva? Il pacco del ministro. E così anziché godersi un momento di gioia, dopo tanti giorni a spalare e ricostruire, sono costrette a passare le feste a rimettere insieme fogli, papiri, documenti, nel caso si debba correre dal commercialista o al Caaf, senza però essere certi che lo si debba fare davvero. Possiamo usare i soldi per il regalo al bambino o dobbiamo darli al fisco il giorno 27? Ci avanza qualcosa per il cenone o si mangia tutto l'erario? Alle ore 20.30 di sabato 21 dicembre non è dato sapere. Poi dicono che la gente s'incazza. Ma Letta, che è pure un bravo cristiano, non ha nulla da dire su questo comportamento da operetta? Perché è vero che non si può pensare che il governo sia Babbo Natale. Ma non sta scritto da nessuna parte che il governo debba trasformare il presepe in un film horror. di Mario Giordano