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Italia fuori dall'euro, ecco quanto costerebbe ai risaprmiatori

Cresce lo scetticismo nei confronti della moneta unica: se le dicessimo addio, nell'immediato, quanto pagherebbero i risparmiatori?

Andrea Tempestini
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Tempi di euroscetticismo sempre più diffuso. Tempi di crisi che si dilatano ormai da anni. Tempi che non sembrano sul punto di finire. Così sul banco degli imputati, sempre più spesso, ci troviamo l'euro. La moneta unica, criticata da più fronti e da un asse trasversale. E se dicessimo addio all'euro? Nell'immediato, quanto costerebbe ai risparmiatori italiani l'uscita dalla moneta unica? Il Sole 24 Ore ha provato a fare un calcolo, un calcolo difficile, presuntivo, ma che comunque può fornire qualche indicazione. Di seguito, tutte le categorie analizzate. Il patrimonio - L'addio all'euro e il ritorno alla lira, secondo gli analisti, comporterebbe per la divisa nazionale una svalutazione tra il 20 e il 30 per cento. Di conseguenza schizzerebbe verso l'alto il costo di materie prime quali petrolio e gas. Parimenti, di tale cifra calerebbe il valore di case e terreni, delle cosiddette attività reali. La "svalutazione", in Italia, potrebbe pesare per 1.000 miliardi di euro (il conto è stato effettuato basandosi sui dati relativi alla ricchezza degli italiani diffusi pochi giorni fa dalla Banca d'Italia). Conti Correnti - I nostri soldi sono protetti dal fondo di garanzia fino a 100mila euro. Ma con l'uscita dall'euro calerebbe il potere d'acquisto e calerebbe anche il valore in termini reali. Secondo gli economisti, infatti, uscendo dalla moneta unica potrebbe schizzare l'inflazione, e non sarebbe possibile compensare un eventuale aumento dei rendimenti della liquidità depositata in banca. Le cifre: se l'inflazione balzasse del 5% annuo e i rendimenti in banca salissero del 2,5%, i conti correnti bancari e postari perderebbero valore per alcune decine di miliardi (di euro, s'intende). Azioni e obbligazioni - Oggi le attività finanziarie delle famiglie, al netto della liquidità sui conti, valgono poco più di 2mila miliardi di euro: di questi, 450 mld in investimenti azionari (in gran parte italiani) e 250 mld in fondi comuni di investimento. Dunque - considerato un ipotetico calo della capitalizzazione di Piazza Affari del 20% dopo l'addio all'euro - l'impatto sulla ricchezza delle famiglie è stimabile intorno ai 100 miliardi. Titoli di Stato - Che fine farebbero i Btp, un portafoglio di circa 200 miliardi? La svalutazione sarebbe inevitabile e pesante. Il ribasso delle quotazioni varierebbe in funzione al rendimento nominale delle cedole e in base alla loro scadenza. I titoli triennali crollerebbero, ma anche i decennali di circa il 20 per cento. Dunque per la componente obbligazionaria, sulla base di 200 miliardi, si può stimare una perdita che oscilla tra i 20 e i 40 miliardi. Mutui - Le ripercussioni si farebbero sentire sui prestiti a tasso variabile: l'impatto si percepirebbe sulle rate, sia sul fronte dell'indice di riferimento (che riassume il costo del denaro), sia su quello dello spread applicato.  

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