Legge di stabilità, tassate pure le mense dei poveri
Le strutture per i disagiati dovranno pagare l'Imu come un ristorante. L'ultima balla del premier: aveva annunciato in tv l'assunzione di 500 neolaureati. Sì, ma per un anno e con paga da fame
Le mense dei poveri rischiano di essere tassate, dal prossimo anno, alla stregua dei ristoranti di lusso (e non). E per fortuna che il Terzo Settore, secondo lo slogan coniato dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, è la «linfa vitale del Paese». A scovare la fregatura - nelle pieghe della legge di Stabilità in dirittura d'arrivo alla Camera (martedì in Aula) - è il Forum del Terzo settore, l'associazione che rappresenta un centinaio di realtà del volontariato in tutta Italia (dall'Acli alla Comunità Capodarco, dalla Comunità Emmanuel ai donatori di sangue). Pietro Barbieri, portavoce di Forum, oscilla tra l'infuriato e il deluso: «Riteniamo inaccettabile», spiega in una dura nota in cui elenca tutte le mancanze del governo e della maggioranza, «che una mensa sociale debba pagare l'Imu alla stregua di un ristorante, che uno spazio dedicato ad attività educative o ludico-sportive debba essere considerato come una struttura che fa attività di tipo commerciale». Una follia burocratica, in un momento di crisi profonda, dove la rete di welfare solidale assicura protezione a milioni di nuovi poveri. Forse il buon Letta - che dal mondo cattolico proviene - si sentirà tirare le orecchie direttamente dal Pontefice che un giorno sì e l'altro pure richiama i politici al dovere di prodigarsi per i poveri. L'unica attenzione che a Palazzo Chigi e a Montecitorio hanno dimostrato è nel decuplicare le facilitazioni fiscali per le donazioni ai partiti, surclassando (nel vantaggio) addirittura le iniziative benefiche. Meglio la casta - «Dare soldi ai partiti converrà più che donarli alla ricerca sul cancro», fa di conto Riccardo Bonacina, direttore di Vita.it (sito on line dedicato proprio al volontariato e al sociale), e figura storica dell'associazionismo solidale: «I partiti potranno avvalersi del 26% fino a 20mila e del 37% da 20.001 euro. Che c'è di male? Nulla, se non si trova ingiusto e surreale che una legge che doveva arginare il vento della antipolitica regali ai partiti vantaggi fiscali fino a 12 volte superiori rispetto a quelli concessi a chi sostiene un'opera benefica, l'ambiente, la ricerca scientifica o la cura di un bene culturale. Sì, perché la percentuale di detraibilità dai 20mila euro in su è di gran lunga superiore: 37% per i partiti, 26% per il non profit (la percentuale detraibile per le donazioni è uguale a quella dei partiti, il 26%, solo sino ai 20mila euro di donazione). E per il non profit è previsto un tetto massimo di 2.065 euro, mentre per i partiti è previsto 10 volte tanto. Oltre questa cifra, niente detrazioni. In soldoni», taglia corto Bonacina, «20mila euro donati a un partito valgono detrazioni fino a 6.500 euro, donati all'associazione impegnata nella lotta contro una malattia rara solo 542 euro». Tagli solidali - Tirando le somme, al non profit sono stati sottratti 200 milioni di euro, e altri 100 milioni sono a rischio con la nuova legge di Stabilità. Secondo Antonella Moretti, direttore generale Aism (Associazione sclerosi multipla), «tutto quello che 17 milioni di cittadini italiani hanno deciso di destinare alla ricerca scientifica con il 5 per mille». La questione è tanto seria che Aism, ActionAid, Airc (Associazione ricerca sul cancro), Amnesty International, Amref, Associazione celiachia, Cesvi, Emergency, Fai, Fondazione Ant, Don Gnocchi, Telethon, Greenpeace, Lega del filo d'oro, Medici senza frontiere, Save the Children, Sos Villaggio dei bambini, Terre des Hommes, Unicef, World Vision e pure il Wwf hanno rivolto un (inascoltato) appello ai parlamentari per eliminare il tetto di spesa. Laureati a cottimo - La fantasia non ha limiti. Quale impresa non gradirebbe pagare un laureato a pieni voti meno di 3 euro l'ora? Oggi nessuna può farlo, ma il ministero dei Beni culturali sì. Gli archivisti (abilitati e laureati), hanno già bollato il “concorsone” come uno «sfruttamento con paga da Medioevo» (5mila euro per 30 ore settimanali, poco più di 3 euro l'ora). Il 7 dicembre il ministero - dopo l'annuncio proprio di Letta in diretta Tv a La7 - ha messo in rete un esilarante (se non fosse drammatico) «decreto direttoriale» per una «procedura concorsuale pubblica per la selezione di 500 giovani laureati da formare, per la durata di 12 mesi, nelle attività di inventariazione (?, proprio così nel testo, ndr) e di digitalizzazione del patrimonio culturale italiano». Il tirocino è accompagnato da un “generoso” assegno (non rinnovabile), di 416 euro lordi al mese senza ferie, né riposi, né buoni pasto. Inciso: per partecipare è indispensabile vantare il 110 e lode. Google tax - Trovate avveniristiche ed estemporanee sembrano fiorire. Come la ventilata introduzione della Google tax. Venerdì è stato approvato un emendamento che introduce in Italia, prima in Europa, la “Google tax”, per la quale i giganti del Web dovranno avere partita Iva dove fanno affari. L'emendamento, prima firma Edoardo Fanucci (Pd), prevede che «i soggetti passivi che intendano acquistare servizi on line, sia come commercio elettronico diretto che indiretto, anche attraverso centri media ed operatori terzi, sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di una partita IVA italiana». Previsione di gettito: circa 1,5 miliardi. Il governo, con il viceministro all'Economia Stefano Fassina, si è «rimesso all'aula», ma molti dubbi sono stati sollevati dai compagni di partito Giampaolo Galli e Marco Causi (sempre Pd), timorosi che questa norma possa andare in contrasto con le normative europee. Nell'Unione europea siamo il Paese con il maggior numero di infrazioni aperte. Ieri anche Forbes ha bocciato l'idea: è illegale, ha sentenziato. Tobin (no) Tax - Ricordate la tassa inventata da Monti sulle transazioni finanziarie? La Tobin Tax? Ebbene, doveva fruttare 1 miliardo di gettito. Secondo il senatore del Pd, Luigi Bobba, ne sono stati incassati solo 200 di milioni. Di certo ha fatto fuggire le transazioni verso lidi fiscali meno esosi. Via XX Settembre replica che il gettito «è stato di 480 milioni». Bobba promette di modificare la norma. Un APE sulla casa - Chi compra o affitta casa dovrà avere l'Attestato di prestazione energetica (Ape). Senza, proprietario e inquilino si dovranno spartire una multa da 18mila euro. Proprio un bel modo per rilanciare l'edilizia residenziale. Tassa Balotelli - Come in Francia, anche in Italia si vorrebbe applicare un prelievo sui campioni sportivi e sui procuratori. Sempre il Pd ha proposto ul prelievo del 15% sui compensi agli agenti che «sarà considerato come parte dell'ingaggio» e saranno pagate le imposte. Forse... di Antonio Castro