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Un buco da 1,8 miliardinell'impero di De Benedetti

Le centrali elettriche lavorano a mezzo regime e Sorgenia ha un rosso profondissimo. E Cir non ci vuole mettere un euro

Matteo Legnani
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Certo, c'è il "buco" di Alitalia. E c'è quello di Telecom. Ne hanno parlato e scritto tutti. Ma nell'economia italiana ci sono anche buchi "neri", nel senso che passano sotto silenzio. Come quello di Sorgenia, la società energetica che fa capo al gruppo Cir della famiglia De benedetti. A rompere il silenzio è Il Giornale, che mette in pagina numeri da brividi. La società fondata nel 1999 al tempo della liberalizzazione del settore, negli ultimi 10 anni ha accumulato debiti su debiti, fino a raggiungere quota 1,8 miliardi di euro. E nei soli primi 9 mesi del 2013 ha annunciato perdite per altri 434 milioni. Un "rosso" dovuto a un errore di fondo commesso dai De Benedetti, che in anni di contrazione della domanda elettrica e di sviluppo delle fonti alternative ha investito miliardi sulle centrali cosiddette "a ciclo combinato" (quelle che funzionano a gas). Risultato: impianti programmati per lavorare 7-8mila ore l'anno si trovano a funzionare per 2.500 e per il resto rimangono ferme non producendo ricavi ma solo costi fissi. Ora Sorgenia ha chisto alle banche una moratoria e una ristrutturazione del debito, dato che non riesce a rispettare le scadenze e tra 2015 e 2015 deve rimborsi per oltre un miliardo. Le banche, Mps in primis, seguita da Intesa, Unicredit e Mediobanca, tremano. E si irritano, perchè Cir da parte sua non intende metterci un euro, nonostante i 350 milioni sonanti incassati poco tempo fa grazie alla sentenza favorevole sul Lodo Mondadori.

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