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Gli anti-euro posso valere il 20 per cento

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Cresce il potenziale elettorale delle formazioni politiche ostili alle istituzioni comunitarie E i partiti del centrodestra faranno a gara per intercettarne i consensi alle prossime elezioni

Ignazio Stagno
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Enrico Letta l'aria l'ha fiutata da tempo. «Le prossime Europee possono dare il risultato più anti-europeista della storia», ha lanciato l'allarme il presidente del Consiglio nei giorni scorsi. Il clima euroscettico, che da tempo avvolge gli altri partner europei, sta per piombare pure sull'Italia.  Le mire del Cav Se in primavera si presentasse alle urne un partito dichiaratamente anti-euro, sulla falsariga del Fronte nazionale francese di Marine Le Pen e del Partito della libertà olandese di Geert Wilders, potrebbe superare facilmente il 20% dei consensi. Tanto vale, per i sondaggisti, il bacino elettorale che non se può più di Bruxelles. Un mercato cui potrebbe puntare soprattutto la nuova Forza Italia che oggi sarà tenuta a battesimo da Silvio Berlusconi. Lo scorso 27 ottobre il sito scenarieconomici.it ha diffuso i numeri dell'ondata euroscettica. Il 22% degli interpellati ha dichiarato che sarebbe «senza dubbio» disponibile a votare una formazione fortemente anti-euro. Una percentuale che sale addirittura al 31% se si considerano gli elettori che prenderebbero «in considerazione» l'ipotesi di barrare il simbolo di un ipotetico partito euroscettico. Una lista che drenerebbe consensi soprattutto al centrodestra, che infatti in caso di presenza della nuova formazione vedrebbe scendere le proprie intenzioni di voto dal 30,3% al 19,1%. Il centrosinistra, invece, uscirebbe praticamente indenne, attestandosi sugli stessi consensi (32,6% senza il partito anti-euro, 31,8% con la nuova formazione). Un mercato elettorale di cui è a conoscenza Silvio Berlusconi, che non a caso in vista delle Europee si appresta a modulare il messaggio politico della nuova Forza Italia sulla stessa lunghezza d'onda del sentimento euroscettico. Mercato in crescita I numeri parlano chiaro: la fiducia degli italiani nell'Europa e nella moneta unica è in calo. In un anno, ha rivelato una ricerca Ipsos, gli italiani che si dichiarano insoddisfatti dell'euro sono passati dal 69 al 74%. «Il numero dei cittadini che apprezzano l'Unione così com'è diminuisce», conferma Arnaldo Ferrari Nasi, numero uno dell'omonimo istituto di ricerca, che monitora costantemente l'indice di fiducia degli italiani verso le istituzioni europee. Per Maurizio Pessato, amministratore delegato di Swg, quantificare in circa il 20% il valore elettorale dell'area anti-euro è verosimile: «Non è altro che la fotografia della situazione esistente». Del resto basta mettere insieme, spiega il sondaggista, i risultati ottenuti alle Politiche dalle forze più ostili a Bruxelles, ossia Lega, Movimento 5 stelle e, in parte, proprio il Pdl. E da febbraio a oggi, certifica Pessato, il sentimento anti-euro è cresciuto. «La fiducia nell'Ue, e nella moneta unica, è calata. Sia per gli effetti della crisi, sia per la convinzione che il peso della Germania obblighi di fatto i Paesi del sud Europa alle difficoltà. Poi ci sono l'aumento dei prezzi e la contestuale diminuzione del potere d'acquisto». Tutti elementi che tra pochi mesi, quando la campagna elettorale per le Europee entrerà nel vivo, saranno destinati a pesare. «Per adesso il dibattito, anche tra le forze più spiccatamente anti-euro, è stato monopolizzato dalle vicende di politica interna, ma prima o poi l'ondata arriverà anche in Italia, è solo questione di tempo», avverte Pessato. L'amministratore delegato di Swg, però, non crede che sia destinato a nascere una nuova sigla. «Per come sono strutturati i nostri partiti, non penso che ci sia spazio per la nascita di una nuova formazione esclusivamente anti-euro. Più facile pensare alla messa a punto di programmi, anche radicali, per le elezioni europee, da parte dei partiti in cui è più forte l'ostilità a Bruxelles: M5s, Lega, estrema sinistra e parte della nuova Forza Italia». di Tommaso Montesano

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