Manovra, tasse, guerra ai contanti e stangata alle partite Iva: il decreto fiscale di Pd e M5s
C' è una bozza di decreto fiscale. Cinquantacinque articoli. Pare essere quella "buona". Anzi no, fermi tutti. Su alcuni punti, quelli più delicati si leggono i titoli, ma mancano i contenuti. Insomma la quadra è ancora lontana da venire e al Cdm di ieri notte è arrivato un documento pieno di caselle da riempire. Amen. Si può riassumere così l' ennesima giornata di passione e indecisione che ha caratterizzato la stesura della manovra e del suo collegato per il 2020. Il governo giallorosso - a tarda notte - non aveva ancora raggiunto un compromesso su un tema delicatissimo come il carcere per gli evasori, mentre su altri provvedimenti che dovrebbero servire a ridurre il nero la linea appare ormai tracciata. Vediamo nei dettgali. Il saldo - Se l' obiettivo era trovare i 7,2 miliardi di copertura indicati nella nota di aggiornamento del Def, possiamo dire che fino a questo momento non è stato centrato. La bozza del decreto, infatti, parla di un valore che si aggira intorno ai 2,7 miliardi. Mancano però alcune voci importante e soprattutto lo slittamento al 16 marzo 2020 del pagamento della rata del 16 novembre 2019 per Isa (i "figli" degli studi di settore) e forfait, annunciato dal ministero dell' Economia, da cui si prevedono maggiori entrate nel 2020 per 3 miliardi. Negli auspici giallorossi gran parte del gettito arriverà dalla stretta sulle frodi fiscali sui carburanti e dalle minori spese fiscali per indebite compensazioni. Mentre dal pacchetto giochi si conta di racimolare più di 200 milioni. Le tasse - Erano l' unica sicurezza del decreto e infatti sono arrivate puntuali. C' è la Digital tax, un balzello del 3% sui ricavi delle aziende che forniscono servizi legati al web con un fatturato non inferiore a 750 milioni di cui almeno 5,5 milioni legati al digitale (valore stimato 600 milioni). C' è l' incremento del balzello sulla fortuna (slot, Gratta&Vinci e vari tipi di enalotto): si parte dal 15% per le vincite tra i 500 e i mille euro (prima era al 12%) e si arriva fino al 23% per chi deve incassare tra i 50 mila euro e i 10 milioni e al 25% per chi supera questa soglia. In soldoni: lo Stato si prende un quarto esatto di quanto c' è stato "donato" dalla dea bendata. Il governo poi non ce l' ha fatta ad evitare lo stop all' esenzione Iva per le Scuole guida che dovranno pagare il 22% per l' attività di formazione a partire dal 2020. Mentre resta in forse l' introduzione di una tassa sull' usa della plastica. Uso contante - L' altra grande novità riguarda la riduzione della soglia per l' uso del contante che passa da tremila a mille euro. E rientra in una strategia più generale di lotta all' evasione che si divide tra incentivi - lotteria degli scontrini e premi per chi paga con la carta (stanziati 70 milioni) - e disincentivi. Per esempio? Sono previste sanzioni per i commercianti che non accettano i pagamenti con la carta (30 euro più il 4% del valore della transazione negata) e la chiusura delle sale giochi che non adempiono al versamento dell' imposta unica. Partite Iva - Nuova beffa per le partite Iva che saranno obbligate ad avere un conto corrente dedicato esclusivamente a ricevere i pagamenti della loro attività. Sono le stesse Partite Iva che a causa di questo decreto subiranno un allungamento dei tempi per ottenere la compensazione dei crediti d' imposta. Piccoli aiuti - Tra le notizie positive va ricordato che nella bozza del decreto è previsto un contributo di 30 euro per l' acquisto dei seggiolini "antiabbandono" fino ad esaurimento del fondo da 15,1 milione per il 2019. Sono stanziati poi 300 milioni per il finanziamento di investimenti infrastrutturali per il miglioramento della sicurezza della rete ferroviaria e 700 per il fondo di garanzia a favore delle piccole e medie imprese. Così come sono una novità i 15,7 milioni di euro da utilizzare per il rinnovo del parco camion, attraverso la rottamazione, nel 2019. di Tobia De Stefano