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Manovra, taglio delle agevolazioni sulle ristrutturazioni casa: verso una stangata fiscale

Davide Locano
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La «manovra più a sinistra degli ultimi anni», come la chiama Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud, non dovrebbe contenere la revisione degli estimi catastali, e con essa l' aumento delle imposte sulla casa. Il condizionale è d' obbligo, perché pure in questo caso il governo dimostra di avere poche idee, ma confuse. Però ieri sera, dopo una giornata di polemiche e avere sostenuto l' esatto contrario poche ore prima, il pd Antonio Misiani, vice ministro dell' Economia, ha assicurato che «non ci sarà un disegno di legge di revisione del catasto, non ci sarà un riforma del catasto collegata alla manovra». Il provvedimento era annunciato nella prima versione della Nota di revisione approvata lunedì a palazzo Chigi, ma è scomparso nel testo definitivo. In questo, il governo s' impegna comunque a seguire la raccomandazione fatta a luglio all' Italia dal consiglio Ecofin, composto dai ministri delle Finanze della Ue: «Spostare la pressione fiscale dal lavoro, in particolare riducendo le agevolazioni fiscali e riformando i valori catastali non aggiornati». Leggi anche: Renzi-Di Maio, l'asse degli ex nemici LA PROMESSA ALLA UE Una vera e propria promessa, fatta all' Ue, di innalzare il gettito prodotto da Imu e Tasi, oggi pari a 22 miliardi di euro, aumentando la base imponibile anziché le aliquote, e che l' esecutivo ha ritirato per fermare il fuoco dell' opposizione e scongiurare una nuova spaccatura nella maggioranza, pochi giorni dopo la retromarcia sulla "rimodulazione" dell' Iva imposta dalla rivolta dei renziani. Proprio Matteo Renzi, quando era premier, bloccò la riscrittura degli estimi catastali, sapendo che si sarebbe tradotta in un aumento dell' imposta a carico dei proprietari e in un crollo di consensi per lui. In attesa di quelle certezze sulla revisione del catasto che si potranno avere solo a dicembre, quando sarà noto il contenuto della manovra, resta comunque previsto per il prossimo anno il taglio degli sgravi sulle ristrutturazioni, con il quale il governo conta di fare cassa. E sarebbe un altro provvedimento suicida, perché ridurre restauri e ammodernamenti causerebbe un' ulteriore perdita di valore per gli immobili italiani, gli unici in Europa i cui prezzi sono in discesa. Un fenomeno, questo del deprezzamento, dovuto soprattutto all' aumento delle imposte, e per capirlo basta guardare i dati dell' Agenzia delle Entrate, secondo cui gli edifici ridotti alla condizione di ruderi sono raddoppiati rispetto al periodo pre-Imu: dai 278.121 dell' anno 2011 sono diventati 548.148. Case declassate anche ai fini fiscali, poiché il proprietario trova più conveniente smettere di mantenerle, lasciando che vadano in rovina. L'intento punitivo del governo è giunto inaspettato anche perché il grillino Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, il 21 settembre aveva inviato a Confedilizia un messaggio in cui garantiva interventi di segno opposto: «È necessario prorogare il pacchetto legato agli incentivi per le ristrutturazioni e quello per l' efficienza energetica», e ancora meglio sarebbe stato renderli permanenti. Ora, invece, si è scoperto che tra le agevolazioni fiscali che l' esecutivo intende rivedere c' è il bonus per le ristrutturazioni: più il reddito del proprietario è alto, minore sarà il suo vantaggio economico, che si azzererà al di sopra di una certa soglia di reddito. Una mossa sulla quale pesa pure il dubbio della retroattività: le detrazioni per gli interventi sulla casa sono spalmate infatti nell'arco di un decennio e sarebbe clamoroso se chi ha fatto investimenti negli ultimi anni si vedesse le agevolazioni cancellate o decurtate dal 2020, prima della scadenza promessa, perché il governo giallorosso ha deciso che anche i ricchi debbono piangere. CONFEDILIZIA SBUFFA Il mattone tartassato, insomma, ha poco da festeggiare. Così, accolta con soddisfazione la notizia del ripensamento sul catasto, il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, chiede di alleggerire il peso del fisco, per dare ossigeno ai proprietari e fare ripartire il settore. «Il nostro Paese è costellato di case, negozi e uffici sfitti. Ogni anno aumenta il numero di edifici ridotti, anche di proposito, in ruderi. Su tutto questo immenso patrimonio di risparmi gli italiani hanno pagato, dal 2012 al 2019, 183 miliardi di euro di patrimoniale sotto forma di Imu e Tasi, con la conseguenza - fra l' altro - di comprimere i consumi. La priorità, quindi, è ridurre questo carico spropositato di tassazione». di Fausto Carioti

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