Donald Trump, dopo le critiche l'elogio: "Voglio Mario Draghi alla Fed"
Donald Trump costruisce un nemico al giorno contro cui scagliarsi per difendere gli interessi degli Stati Uniti. E così se la Cina sembra passare in secondo piano («Sono molto soddisfatto di come stanno andando le cose») ecco irrompere altri avversari. Alcuni nuovi di zecca come il Vietnam («Approfitta di noi peggio della Cina»), altri già scomunicati come la Germania «che si fa proteggere da noi» e poi fa affari in campo energetico con la Russia. «A Berlino stanno dando miliardi ad un potenziale nemico e noi dovremmo proteggerli». RIUNIONE DEL G20 - Alla vigilia del G20 di Osaka il capo della Casa Bianca appare particolarmente in forma. Dice che la Cina è in difficoltà e quindi ha tutto l'interesse a chiudere l'accordo. Se la prende con il resto del mondo perché tutti approfittano degli Stati Uniti». Ora è il momento di dire basta e rispondere alle aggressioni colpo su colpo . «Ho fatto l'accordo con il Messico solo grazie ai dazi», ha ricordato. Ha spiegato anche che se non si arrivasse a una intesa con Pechino, gli Stati Uniti si limiterebbero ad aggiungere dazi su altri 325 miliardi di dollari di beni d'importazione, da sommare ai 250 miliardi già colpiti da imposte del 25%. «Abbiamo perso miliardi con la Cina», la sintesi proposta, «ora li stiamo facendo entrare e ho realizzato solo la fase uno, mentre devo ancora dare il via alla fase due». Leggi anche: Quel "fallito" di Macron: debito, allarme in Francia. Non preoccupa solo l'Italia Resta da stabilire quanta parte di questa intransigenza sia reale e quanto a favore di telecamera. In mattinata, infatti, il segretario di Stati Steven Muchin aveva detto che l' intesa con Pechino era stata interrotta proprio nel momento in cui sembrava vicina al traguardo. Non a caso Wall Street ha cominciato la seduta con il segno positivo. Tuttavia la novità di questi giorni è un'altra. Gli avversari infatti non sono solo all'esterno. Ci sono anche quelli interni. Quasi dei traditori verrebbe da dire. PERSONAGGI SOSPETTI - I primo di questi personaggi sospetti è Jerome Powell, capo della Fed. In una intervista a Fox Business annuncia la possibilità di licenziare il banchiere centrale: «Ho il diritto di farlo perchè non sta facendo un buon lavoro». Se abbassasse i tassi l'economia Usa potrebbe crescere del 5%. Il posto lasciato libero da Powell dovrebbe essere coperto da Mario Draghi. «Dovremmo averlo alla guida della Fed». Eppure appena due settimane fa lo aveva criticato in mondovisione perché la politica della Bce stava facendo apprezzare il dollaro. Il banchiere italiano gli aveva risposto che il compito dell'istituto di Francoforte non è la difesa del cambio. Sembrava che fosse sceso il gelo. Ora invece la pubblica lode. Che dire? Il mandato di Draghi scade il 31 ottobre. Magari la Casa Bianca gli può fare una proposta di lavoro. di Nino Sunseri