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Ferruccio De Bortoli spezza i sogni di Salvini e Di Maio: "Non c'è riuscito Reagan, figuriamoci loro"

Giulio Bucchi
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"Velleitario e masochista, che fa rima con sovranista". Ferruccio De Bortoli, senza mai citarli, fa a pezzi Matteo Salvini, Luigi Di Maio e gli economisti gialloverdi che premono per una prossima manovra in deficit, in aperto contrasto con le direttive dell'Unione europea che già mettono a forte rischio di procedura d'infrazione l'Italia.   Leggi anche: "Chi sono davvero Salvini e Di Maio". De Bortoli, l'equivoco di fondo di questo governo L'ex direttore del Corriere della Sera, sul dorso economico del quotidiano, tira in ballo Ronald Reagan e il suo più grande fallimento storico, il mancato abbattimento del debito pubblico, per sostenere la tesi seguente: se non ce l'ha fatto lui, un gigante dela storia, e se non ce l'ha fatta una economia comunque forte e in salute come quella degli Stati Uniti, come possiamo sperare di farcela noi in Italia? La scommessa di Lega e M5s è pesante: diminuire le tasse e aumentare, temporaneamente, il debito pubblico per pagare misure come Quota 100 e reddito di cittadinanza, sperando poi di raccoglierne i frutti tra qualche mese con una crescita vigorosa del Pil che possa ridurre la percentuale di incidenza del debito. Un calcolo matematico che secondo De Bortoli e molti studiosi si scontra con la storia.  "Applicando la teoria dell'economista Arthur Laffer - ricorda De Bortoli - l'amministrazione Reagan ridusse inizialmente le tasse, scommettendo su un aumento del gettito, che non avvenne. E fu poi costretta a rialzarle per riequilibrare le finanze pubbliche". "L'esperienza americana degli anni Ottanta insegna, ancora oggi, che riducendo la pressione fiscale in deficit si può certamente stimolare l'economia ma difficilmente, con una maggiore crescita, si riesce a piegare la curva del debito pubblico in rapporto con il Prodotto interno lordo". Senza contare che all'epoca il debito pubblico americano era intorno al 30%, "con livelli di tassazione relativamente basso", mentre quello italiano oggi è il terzo del mondo. E per giunta "si ha la sensazione che non appartenga a nessuno" e che "chi sciala trasferisce le conseguenze della propria malagestione sui cittadini più virtuosi". "Una manovra come quella di cui parlano alcuni esponenti dell'attuale maggioranza, inconsapevoli epigoni di Laffer fuori tempo massimo, non ha mai avuto successo", sentenza De Bortoli. L'unica soluzione sarebbe agire subito sul debito, spendere meno e spendere meglio, anche perché "l'avanzo primario (entrate meno spese al netto degli interessi) è ridotto all'1,6 per cento. Troppo poco per difenderci da eventuali crisi di mercato".

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