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La Bce taglia il costo del denaro: ecco che cosa cambia

Angela Merkel e Mario Draghi visti da Benny

Draghi usa il bazooka, costo del denaro al minimo storico: una decisione che ha degli effetti anche nella vita di tutti i giorni. Ecco quali

Andrea Tempestini
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Una decisione storica, e inattesa, quella di Mario Draghi: il governatore della Banca d'Italia taglia i tassi al minimo storico, il costo del denaro passa allo 0,25 per cento. L'ex numero uno di Bankitalia, inoltre, non esclude altri ritocchi al ribasso in futuro: di fatto, usa il suo consueto bazooka contro i rigurgiti della crisi economica. Il taglio del costo del denaro ha effetti non soltanto macroeconomici, ma anche concreti sulla nostra vita di tutti i giorni. Passiamoli in rassegna. Mutui - Per chi ha già un mutuo in corso cambia poco: i prestiti per la casa seguono l'indice Euribor, che è già ai minimi storici e vicino allo zero ormai da mesi. Per chi ha un mutuo non a tasso fisso, la rata non cambierà. Qualcosa potrebbe invece cambiare per le famiglie che hanno un finanziamento ancorato al tasso Bce: prodotti che però, nel nostro Paese, hanno una scarsa penetrazione (pari all'1% del mercaot). Il taglio della Bce potrebbe però innescare un volano positivo sugli spread delle banche: i vantaggi potrebbero raccoglierli le famiglie che ancora un mutuo devono sottoscriverlo. Il presito, infatti, potrebbe diventare meno caro e avere effetti anche sui vecchi mutui, "rottamabili" con la surroga. Imprese - Secondo le stime della Cgia di Mestre, la sforbiciata al costo del denaro potrebbe portare per le imprese risparmi complessivi per 2,3 miliardi. Una stima, forse, troppo ottimista: per i prestiti già negoziati, infatti, i costi non saranno rivisti automaticamente; la revisione automatica avverrà soltanto nei casi dei contratti che lo prevedeono (come per esempio accade sui mutui a tasso fisso o variabile). La maggiore quantità di denaro, però, si renderà disponibile a prezzi più bassi: questo comporta un calo dei costi impliciti per ogni tipo di spiegazione. Inflazione - Obiettivo, farla aumentare. Lo ha spiegato Draghi, sottolineando come la mossa sui tassi sia il frutto di "una inflazione destinata a rimanere bassa per un periodo prolungato". Nella zona euro, infatti, la crescita dei prezzi al consumo è molto bassa, viaggia intorno allo 0,7%, ovvero ben lontana dalla "soglia di attenzione", fissata intorno al 2 per cento. L'inflazione troppo bassa, nonostante le apparenze, non è una buona notizia. Lo è infatti soltanto nel brevissimo periodo: il rilazo dei prezzi è una delle grandezze che incrementano i ricavi delle imprese e la loro disponibilità a creare lavoro. Il commercio - Ufficialmente, Draghi spiega che tra gli obiettivi della decisione sui tassi "non sono menzionati e non sono un obiettivo di politica monetaria" il riferimento ai tassi di cambio. Eppure, subito dopo la decisione, in meno di due ore l'euro rispetto al dollaro è sceso da 1,35 a 1,33 euro (la scorsa settimana era a 1,38 euro). L'alleggerimento sull'euro serve alle esportazioni extra Ue, fondamentale per la ripresa: l'export è stato negli ultimi trimestri il principale motore della crescita economica; l'apprezzamento dell'euro, inoltre, ha sempre rappresentato una minaccia per il Vecchio Continente.

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