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Huawei, Thomas Miao a Libero: "Collegheremo tutto alla rete super-veloce. Anche lo spazzolino"

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Cristina Agostini
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Huawei continua ad annunciare numeri in crescita, modelli avveniristici e novità sulla rete eppure negli ultimi mesi il nome del colosso delle telecomunicazioni è associato solo alle accuse di spionaggio arrivate dagli Stati Uniti. Dalla Cina non si sono fatte attendere le repliche e anche Thomas Miao, l'ad del gruppo in Italia, ci tiene a mettere i puntini sulle "i". «Si potrebbe pensare - spiega a Libero - a strategie globali in funzione delle quali la politica ha trasformato una questione cruciale come la sicurezza delle reti 5G, che dovrebbe essere demandata agli esperti, in un' arma negoziale da usare nel contesto della guerra commerciale intrapresa dagli Stati Uniti». Dottor Miao, quindi voi pensate che quella di Trump sia solo una strategia? «Di certo c'è che le accuse relative alla sicurezza informatica dei nostri prodotti sono infondate; non è mai stata fornita alcuna prova che Huawei costituisca un rischio per la sicurezza. Eppure negli ultimi 30 anni i nostri prodotti e soluzioni hanno servito clienti in oltre 170 Paesi». Per esempio? «Tra i nostri clienti ci sono i principali operatori, le aziende Fortune Global 500 e centinaia di milioni di consumatori. Huawei è aperta e impegnata a collaborare con tutte le istituzioni per sviluppare un approccio comune alla cybersicurezza e per realizzare in modo congiunto la sicurezza delle reti 5G. "Security or Nothing" è l' approccio di Huawei su questo tema in cui la nostra azienda può vantare comprovate competenze a livello globale e che deve essere affrontato dall' intero settore e dalle autorità che lo regolamentano. Su questioni come la sicurezza informatica, la politica dovrebbe essere messa da parte e ogni valutazione dovrebbe basarsi non su illazioni, ma su fatti e prove scientifiche». Comunque la battaglia con gli Stati Uniti continua. Avete preparato un piano B nel caso di ulteriori strette in arrivo dagli Usa? «Siamo ovviamente pronti a tutto. Per esempio, noi preferiamo lavorare con Google e Microsoft come ecosistemi, ma se ci fossero dei problemi abbiamo già preparato un nostro sistema operativo che ci consente di essere autonomi». L'amministrazione Trump è convinta che attraverso la rete 5G Huawei possa carpire informazioni riservate in giro per il mondo e quindi vi mette i bastoni tra le ruote... «La verità è che Huawei è leader di mercato nella tecnologia 5G perché dal 2009 ha iniziato la ricerca in questo settore in cui ha investito finora oltre 600 milioni di dollari. Ha realizzato 11 centri di ricerca e sviluppo con i propri partner in tutto il mondo e collabora sul 5G con oltre 30 operatori telefonici. Siamo una delle aziende che ogni anno investe di più in ricerca, sempre almeno 12% del nostro fatturato che nel 2018 è stato di oltre 100 milioni di dollari. Nel 2017, Huawei è stata la prima azienda a lanciare reti 5G pre-commerciali insieme ai suoi partner. Oggi nel mondo abbiamo 30 contratti commerciali, quindi non parliamo di test o trial ma di reti operative». Ci spiega come il 5G potrebbe cambiare le nostre vite? «Il 5G permetterà di superare una serie di sfide che le tecnologie esistenti non sono in grado di affrontare, principalmente in termini di numero di connessioni, latenza di rete e velocità. Si stima che saranno oltre 100 miliardi gli oggetti connessi entro il 2020: spazzolini da denti, occhiali, orologi, scarpe da ginnastica, container, droni, bracci robotici, e la lista potrebbe continuare all' infinito. Le caratteristiche del 5G sono anche estremamente preziose per molte applicazioni industriali. La collaborazione intersettoriale promuove la realizzazione di applicazioni 5G nei veicoli a guida autonoma, smart city, smart grid, smart home e nel campo dell' assistenza sanitaria». E quali saranno i settori che subiranno le maggiori trasformazioni? «Nell'era del 5G la realtà virtuale e immersiva sarà la chiave per rivoluzionare molti settori, tra cui l'istruzione, la progettazione virtuale, i videogiochi, l'assistenza sanitaria e persino l' arte. Negli scenari mobili, le applicazioni saranno potenziate fino a raggiungere una definizione tanto elevata quanto quella della retina umana. Nel settore E-health, grazie al 5G saranno disponibili applicazioni avanzate come l'imaging 3D interattivo per le diagnosi e la chirurgia da remoto». E l'Italia come verrà rivoluzionata? «Già oggi nell'ambito del progetto Bari Matera 5G realizzato da TIM, Fastweb e Huawei sono stati creati scenari applicativi in ottica Smart City, Public Safety, Healthcare, Industria 4.0 e Virtual Reality. Grazie a un investimento complessivo di 60 milioni di euro in 4 anni, che prevede la copertura 5G completa delle due città entro il 2019, Bari si avvia a diventare uno dei primi porti 4.0 d' Italia, mentre a Matera si punta sulla virtualizzazione e ricostruzione 3D di siti archeologici e musei». Altri progetti? «Siamo fornitori di Vodafone per la sperimentazione 5G a Milano... abbiamo contribuito allo sviluppo di una piattaforma di Mixed Reality, che combina Realtà Virtuale e Realtà Aumentata per migliorare l'apprendimento degli studenti del Politecnico di Milano, e collaboriamo ad un altro "use case" per realizzare soluzioni di video-sorveglianza aerea per finalità di pubblica sicurezza attraverso l' uso di droni in collaborazione con la Polizia Locale». Huawei ha puntato fortissimo sull'Italia, come mai? «Siamo presenti in Italia da 15 anni e ormai siamo diventati un' azienda locale, perfettamente integrata nel tessuto economico e sociale. Il nostro successo si basa sull' aver realizzato collaborazioni strategiche e costruito negli anni solidi rapporti di fiducia con tutti gli operatori nel Paese e con i settori verticali, favorendone l' innovazione. Abbiamo stabilito nel Paese un centro globale di ricerca e sviluppo nel 2011 che attualmente collabora con 14 università italiane e che fa leva su competenze locali di altissimo livello. Il nostro impegno per un' Italia sempre più digitale si basa non solo su un consistente piano di investimenti locali ma anche sulla condivisione di un know-how unico nel settore ICT». A Barcellona avete lanciato il nuovo Huawei Mate X, già pronto per il 5G, quando arriverà in Italia? «Nella seconda metà dell' anno». Avete il pallino dell' innovazione ma comunque siete legati alle tradizioni e ai dipendenti che sono i veri proprietari del gruppo. Come funziona il sistema Huawei? «Huawei è una società privata, detenuta al 100% dai suoi dipendenti. Il piano di Huawei che prevede la partecipazione azionaria dei dipendenti (ESOP) è stato sviluppato sulla base delle norme cinesi che regolano la materia. Tuttavia, per soddisfare le esigenze del nostro sviluppo globale, abbiamo realizzato un piano di incentivazione a lungo termine anche al di fuori della Cina, in modo che i dipendenti idonei abbiano la possibilità di condividere i benefici derivanti dalla crescita dell' azienda». Cioè? «Il nostro obiettivo è quello di incoraggiare le prestazioni di alto livello, consentendo ai dipendenti di beneficiare dei successi. Il 12 gennaio scorso abbiamo completato l'elezione dei nostri rappresentanti dei dipendenti azionisti in tutto il mondo. La Commissione dei rappresentanti, composta da questi 115 dipendenti, è la più alta autorità decisionale di Huawei, e la società è di proprietà dei nostri 96.768 dipendenti azionisti che lavorano attualmente presso Huawei o sono ex dipendenti in pensione che hanno lavorato per Huawei per anni». E lo Stato? «Non esiste un singolo individuo che possieda anche solo un centesimo delle azioni di Huawei senza lavorare o aver lavorato in azienda. Né esiste un'istituzione esterna o un dipartimento governativo che detiene nostre azioni». di Tobia De Stefano

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