Paolo Becchi, euro: perché la moneta unica è destinata alla catastrofe
Presentiamo un editoriale di Ashoka Mody apparso su Prospect Magazine il 16 novembre 2018 con il titolo "The eurozone is having an identity crisis and Italy will bear the brunt". Economista, fino a poco tempo fa al FMI, oggi insegna alla Princeton University e ha pubblicato il libro EuroTragedy: A Drama in Nine Acts (Oxford University Press) in cui analizza i problemi e gli errori nella costruzione e gestione dell' unione monetaria europea che avrebbero reso la grande recessione ancora più grave e più lunga. (Paolo Becchi) A breve potremmo assistere ad un' altra crisi della zona euro. Come in tutte le crisi, vi sono due elementi centrali: la storia e la tragedia stessa. La storia è chiara. L' eurozona è stata un progetto mal concepito sin dall' inizio: un' unica politica monetaria per un gruppo eterogeneo di paesi non poteva che rivelarsi inadeguata per ognuno di loro. In particolare, l' Italia nella storia recente ha necessitato di reggersi sulla stampella della continua svalutazione monetaria, il che è diventato impossibile una volta abbandonata la lira. Oggi l' Italia si ritrova con una crescita estremamente debole e il minimo shock potrebbe farla entrare in recessione. La tragedia dell' eurozona deriva non solo dalla hybris di un' iniziativa che molti avvertirono sarebbe andata a finire molto male. Essa nasce anche dalla mentalità che ha accompagnato il progetto stesso. Fin dall' inizio risultava abbastanza chiaro che i paesi membri non avrebbero realizzato un' unione fiscale per trasferire fondi ai paesi in recessione, trasferimento fiscale necessario a compensare la mancanza della propria valuta. Leggi anche: Becchi: "Addio euro, serve una moneta parallela" Come scrivo nel mio libro EuroTragedy: A Drama in Nine Acts, un' unione fiscale era politicamente impossibile: i paesi proteggevano il nucleo centrale della loro sovranità nazionale e rifiutavano di cedere le loro entrate fiscali . Data l' impossibilità di un' unione fiscale, la risposta più corretta sarebbe stata quella di abbandonare l' idea di un' unione monetaria. Invece, a Maastricht nel 1991, sotto insistenza tedesca, le autorità europee elaborarono regole fiscali - il cui principio cardine era il limite del 3% del Pil per il deficit pubblico - come base su cui costruire l' unione monetaria. Il rigore nei conti pubblici, affermava la narrazione in supporto a tale processo, avrebbe assicurato un' eurozona "stabile". Gli economisti avvertirono che le regole erano profondamente dannose. Nel 2010, con l' economia greca in recessione, i governi europei e il Fmi chiesero al governo greco di aumentare rapidamente le tasse e tagliare le spese come prezzo per ricevere i prestiti necessari a ripagare i creditori privati. L' economia greca si contrasse bruscamente . Ritornando ai nostri giorni, questa filosofia è rimasta inalterata. A marzo, gli italiani hanno eletto partiti di protesta anti-establishment. La Lega e il Movimento 5 Stelle hanno formato un nuovo governo. Nel frattempo, il commercio mondiale ha mostrato una chiara tendenza al rallentamento e l' economia italiana, le cui sorti sono intimamente legate al commercio globale, ha iniziato a frenare di pari passo. Il governo Lega-M5S ha annunciato un programma di sgravi fiscali politicamente altisonante ma tanto ambizioso da risultare irrealistico, insieme all' introduzione di un reddito universale. Lo scontro è stato imminente. Le autorità europee erano pronte a intervenire per proteggere la loro filosofia economica . Se il governo italiano deve moderare la sua "generosità fiscale", le autorità europee al contempo devono riconoscere che è necessario uno stimolo ben congegnato per evitare che l' Italia cada in recessione. Una recessione renderebbe il già alto onere del debito pubblico più difficile da ripagare . L' eurozona è intrappolata in una crisi di identità. Le affermazioni di lunga data secondo cui l' euro favorisce il commercio all' interno dell' eurozona sono state smentite, senza lasciare benefici tangibili da celebrare. Al contrario, i rischi di una politica monetaria unica per un gruppo eterogeneo di paesi sono abbastanza evidenti. Nessuno uscirà vincitore dal braccio di ferro tra le autorità italiane e la Commissione. Ben prima di raggiungere il punto di non ritorno, è necessario giungere ad un accordo costruttivo: uno stimolo fiscale opportunamente dimensionato e ben speso è nell' interesse di tutti. di Ashoka Mody traduzione di Donato Mancuso