Mediaset, il Biscione di Silvio Berlusconi diventa una lucertola: nuovo polo europeo della tv con i francesi
Un polo europeo nella tv in chiaro tra gli italiani di Mediaset, i francesi di Tf1 e i tedeschi di ProSiebenSat. L'ipotesi, di cui si parla da tempo, è stata rilanciata dal quotidiano Mf dopo che il titolo del Biscione era arrivato a guadagnare poco meno del 15% dal minimo del 26 ottobre. La battuta di arresto di ieri (meno 3,6% a 2,72 euro) non ha fermato la girandola delle voci nonostante le secche smentite arrivate da Parigi e da Cologno. L'ipotesi su cui si sta lavorando, secondo le indiscrezioni, riguarda la nascita di una newco cui partecipano i tre contraenti con pesi ovviamente diversi. Mediaset in Borsa vale circa 3,3 miliardi. Vuol dire che la quota in mano alla famiglia Berlusconi attraverso la Fininvest pesa per 1,4 miliardi. Tf1 a Parigi capitalizza poco meno di due miliardi e quindi il 40% in mano al costruttore Martin Bouygues è prezzata 800 milioni. Infine la tedesca ProSiebenSat che capitalizza 4,9 miliardi ed è controllata dai fondi. Mettendo insieme i tre gruppi potrebbe nascere un polo europeo con un valore di Borsa da almeno dieci miliardi. Fininvest, con tutta probabilità, sarebbe il primo singolo azionista con una partecipazione che potrebbe anche arrivare al 20% considerando il premio di maggioranza. Leggi anche: Clerici, non solo Portobello: "Mediaset mi corteggia? Non solo..." IL COMANDO - Ovviamente si tratta di calcoli puramente teorici che tuttavia servono a dimostrare la complessità dell' operazione. Al di là delle quote azionarie si tratterà, poi, di vedere come sarà formata la governance. Difficile, infatti, che francesi e tedeschi lascino il comando agli italiani soprattutto tenuto conto che, per via dell' età, tutta la vecchia guardia berlusconiana uscirebbe di scena. Sul curriculum di Piersilvio pesa l' affare Premium (e prima ancora l' acquisto a caro prezzo di Endemol) che certo non si può considerare un successo. Anzi sono state proprio le perdite registrate nell' avventura della tv satellitare ad aprire la danza delle possibili alleanze per il Biscione. Dapprima con gli spagnoli di Telefonica (ma aveva carattere puramente finanziario). Poi con l' amico Vincent Bollorè patron di Vivendi. La trattativa per arrivare all' accordo è partita bene ma si è conclusa in tribunale con una richiesta di danni da tre miliardi avanzata dalla famiglia Berlusconi. Nel frattempo il Biscione ha chiuso l' emorragia finanziaria vendendo Premium a Sky. C' è però da considerare che Vivendi controlla il 29% di Mediaset e questa partecipazione, probabilmente, è un altro ostacolo alla nascita del polo europeo. Un traguardo ormai irrinunciabile vista l' offensiva partita dagli Usa. Sul satellitare Comcast ha consolidato il primato dopo aver versato trenta miliardi di sterline a Murdoch per acquistare Sky. Su internet c' è Netflix. L' unico spazio disponibile rimane la tv generalista free su cui competono Mediaset, Tf 1 e ProSiebenSat. Facile immaginare che su questa frontiera nascerà la difesa dell' Europa. D' altronde è stato proprio Piersilvio ad annunciare che il suo team sta lavorando ad una grande alleanza continentale di cui Mediaset sarà il perno. PROVE GENERALI - In attesa di sviluppi i tre possibili partner si sono fidanzati. L' anno scorso Mediaset e Tf1 hanno investito 50 milioni di euro per prendere due quote equivalenti del 6% in Studio 71, il principale Multichannel Network in Europa (tra i primi 5 al mondo) controllato da ProSiebenSat. Studio 71 sviluppa oltre 6 miliardi di video al mese (molti dei quali finiscono su Youtube) ed è presente in cinque Paesi con circa 200 dipendenti. In Italia, gestisce già una biblioteca di oltre 40 milioni di trasmissioni attraverso la filiale di cui Mediaset possiede il 49%. L'arrivo di italiani e francesi ha assicurato le risorse per lo sviluppo in nuovi mercati oltre a Germania, Usa, Canada, Gran Bretagna e Austria. Un allargamento che consentirà a Studio 71 - che ha le sedi principali a Berlino e Los Angeles, e uffici a New York, Londra, Vienna, Toronto, San Francisco e Chicago - di mantenere i forti ritmi di crescita che ha registrato negli ultimi anni. di Nino Sunseri