Bce, Andrea Enria: "Se lo spread aumenta, le banche entrano in crisi e servirà la procedura di bail-in"
"Le banche della zona euro non hanno fatto abbastanza progressi per aumentare il capitale necessario ad assorbire le perdite in caso di risoluzione". È questo l'allarme lanciato dal presidente dell'Autorità bancaria europea, Andrea Enria. Ebbene sì, con l'aumento della volatilità e l'allargamento degli spread, non tutte le banche - secondo l'economista - hanno un cuscinetto abbastanza ampio. Poco importa però ai regolatori europei che impongono regole sempre più stringenti per ridurre al minimo i focolai di crisi e misurano la solidità di una banca attraverso il Cet 1 ratio. Si tratta del rapporto- spiega Il Giornale - tra il capitale ordinario versato e le attività ponderate per il rischio. Per la Bce questo numero deve essere sopra la soglia dell'8%, anche se ogni banca, a inizio anno, riceve un livello minimo personalizzato (chiamato Srep) da rispettare. Nel caso in cui la soglia d'allarme venga superata, Francoforte deve imporre all'istituto l'aumento di capitale per rafforzare il patrimonio. Leggi anche: Banche, miliardi per salvare il governo La direttiva europea BRRD conferisce alla Banca d'Italia la possibilità di adottare misure per la gestione della crisi di una banca. Nei casi più gravi la norma prevede addirittura che possa essere applicata una procedura di "bail-in", in base alla quale le perdite della banca vengono trasferite dapprima agli azionisti e successivamente alle altre categorie di creditori. Per fare ciò serve un requisito minimo di risorse patrimoniali, affinché si assicuri che ogni intermediario disponga di un ammontare adeguato di fondi e di altre passività in grado di assorbire le perdite e ricostituire il capitale. Leggi anche: Carige a rischio fallimento "In Italia tutte le banche (tranne Carige che entro fine novembre deve presentare i piani sul capitale) mantengono buffer di sicurezza rispetto ai requisiti Srep chiesti dalla Bce." ribadisce Enria. I riflettori dei broker di Citi sono accesi anche su Bpm, che per ogni 50 punti di spread in più vede calare il coefficiente sul capitale di 33 punti base, e su Ubi (28 punti). Così come il Credem, una delle banche più solide del sistema, ha avuto un impatto negativo di circa 60 punti base sul Cet 1 (oggi al 13%) dall'aumento dello spread a quota 280. Intanto però la situazione si riversa sui nuovi prestiti: maggiore è il capitale per garantire come cuscinetto e minore è quello che può essere accantonato per gli impieghi, ossia per erogare credito a imprese e famiglie.