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Spread, i fondi ora puntano sull'Italia: "Meglio così che il caos". Ma la Bce non ci aiuterà

Giulio Bucchi
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«Short» su Francia e Germania. «Long» su Italia e Stati Uniti. La pensa così Prashant Chandran, gestore dei fondi obbligazionari di Legg Mason, una delle grandi case d' investimento internazionali. Fondata a Baltimora nel 1899 Legg Mason ha un portafoglio di 750 miliardi di dollari con 3.330 dipendenti in 39 Paesi. I suoi gestori sono a Milano per spiegare ai clienti le strategie d' investimento. Per la fine dell' anno puntano molto sui bond emessi dai Paesi emergenti e su quelli ad alto rendimento. Leggi anche: "Che fine vi faremo fare". Golpe finanziario, la minaccia di Moody's Comprare Btp - Fra questi ci sono anche i Btp che pagano il 3,5%. Tranne i titoli Usa non c' è nulla, fra le emissioni dei Paesi del G7, ad offrire tassi così alti. Che l' Italia possa fare default è un' ipotesi che non viene nemmeno considerata. Ed ecco allora la strategia di Prashant Chandran: comprare Italia e Stati Uniti. Vendere Francia e Germania. Senza esagerare, però, perchè il 2018 non è stato un anno facile per le gestioni. Perchè la vera partita sui rendimenti si gioca altrove: in Argentina, in Turchia, in Brasile. Magari in Zimbawe e Sud Africa. Nel grande albergo al centro di Milano dove si svolge la presentazione sembra di vivere in un' altra dimensione. Un mondo dove i protagonisti si chiamano Cina e Stati Uniti. Dove la preoccupazione maggiore è rappresentata dalla guerra commerciale scatenata da Trump e le sue polemiche contro la Fed. I tassi, anche per questo non cresceranno più e il dollaro si stabilizzerà. Sono queste le cose che contano. Il resto è contorno. Le urla della politica italiana? Cicaleccio di cortile. Le polemiche fra Roma e Bruxelles? Semplici liti di condominio perchè l' Italia fa parte dell' Eurozona e non ci sono alternative. «Alla fine vedrete che si metteranno d' accordo», sentenzia Prashant Chandran. Ma lo spread sta volando. «Un' occasione d' acquisto» conclude il gestore che ha studiato a Bombay prima di trasferirisi a New York. In molti la pensano così. Per esempio Nick Gartside responsabile obbligazioni di Jp Morgan. Oppure Yngve Slyngstad, gran capo di Norges Bank Investment Management, il più grande fondo sovrano del mondo, alimentato con i proventi del petrolio norvegese. Ha in portafoglio titoli per 5,9 miliardi fra Btp e obbligazioni private. Al Sole 24 Ore confessa di non avere nessuna preoccupazione sul futuro dei Btp. E così la prospettiva si rovescia. Non sono gli investitori esteri che fanno volare lo spread ma gli operatori italiani che utilizzano il differenziale fra Btp e Bund come arma politica per disarcionare il governo come accaduto nel 2011. Ma stavolta, spiega Prashant Chandran di Legg Mason l' economia mondiale sta crescendo così come quella europea. Magari meno del previsto ma comuque con il segno positivo. Nick Gartside di Jp Morgan è certo che lo spread non arriverà a quota 400 «perchè nessuno dubita della sostenibilità del debito italiano». Ma forse non arriva a quota 400 perchè a differenza del 2011 non c' è un altro governo all' orizzonte. Nessun monti dietro la porta. La Bce non si muove - Dunque nessun ribaltone che metta alla porta il governo gialloverde. Tuttavia la pressione resta alta. Da Francoforte fanno sapere che se ci sarà la crisi Draghi non interverrà. «La Banca centrale europea non potrà venire in aiuto dell' Italia se i suoi governi o il suo settore bancario dovessero essere a rischio a meno che il paese non rientri in un piano di salvataggio concordato con l' Unione europea». Significa che la Bce non si muoverà senza un «programma» di salvataggio che imponga vincoli forti e pesanti riforme economiche. Inoltre, riferiscono le stesse fonti, qualsiasi tentativo di eludere tali regole danneggerebbe la credibilità della Bce e minerebbe la fiducia nell' unione monetaria. Il punto d' attacco sono sempre i Btp. L' asta da 6,5 miliardi di ieri si è chiusa con tasssi raddoppati: 2,51% dall' 1,20 %del mese precedente. Faticano le Borse. Milano perde ancora l' 1,8%. Francoforte cala dell' 1,48%, Parigi -1,92%. Tutte risentono del pesante arretramento di Wall Street che nella notte aveva perso più del 3%. Tokyo addirittura il 4%. di Nino Sunseri

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