Tasi peggio dell'Imu: la stangata può arrivare a 9 miliardi
Il premier Enrico Letta si fregia di non aver messo le mani nelle tasche degli italiani. Balle. E non si tratta soltanto delle tasse nascoste nella "manovrina", ma anche - e soprattutto - della Tassa con la "T" maiuscola, la Tasi, di fatto la nuova Imu che dal prossimo anno finanzierà i servizi indivisibili dei Comuni. Il balzello è più pesante di quello sul mattone introdotto da Mario Monti. Lo afferma il Governo stesso, che nella relazione tecnica definitiva alla legge di stabilità 2014 spiega che il nuovo tributo, con l'aliquota dell'1 per mille, porterà ai Comuni 3.764 milioni di euro rispetto ai 3.331 milioni che erano stati garantiti dalla vecchia Imu sulla casa principale con aliquota al 4 per mille. La maxi-stangata - Ma i calcoli potrebbero essere pesantemente sottostimati. Infatti i conti ufficiali della Ragioneria generale sono basati sull'aliquota dell'1 per mille, ma i tetti massimi che possono essere imposti sono molto più alti: sull'abitazione principale, il tributo sui servizi indivisibile può arrivare fino al 2,5 per mille, mentre sugli altri immobili Imu più Tasi non potranno sfondare l'11,6 per mille (ossia il 10,6 per mille stabilito come massimo per l'Imu, più l'aliquota di base del nuovo tributo. I dati relativi al 2013 non ci sono - aliquote e bilanci locali devono ancora essere redatti -, ma nel 2012, stando al censimento Ifel, fuori dal contesto dell'abitazione principale l'Imu si è collocata in media al 9,3 per mille: per arrivare all'11,6 mancano ancora 2,3 punti. Detrazioni addio - Considerate queste funeste premesse, le conclusioni sono semplici da trarre: la Tasi può crescere di circa 2,4 volte rispetto ai livelli standard (2,5 sulle prime case, 2,3 su tutto il resto). E se la tassa porterà nelle casse dello Stato 3,764 milioni con l'1 per mille, se le aliquote fossero al massimo potrebbe arrivare a 9 miliardi di euro. Una stangata pazzesca, che avrebbe come conseguenza quella di affondare ulteriormente un mercato immobiliare già agonizzante. E se qualcuno si chiede perché già con l'aliquota all'1 per mille il conto è più salato, la risposta è semplice: i 433 milioni in più si spiegano con il fatto che le detrazioni da 50 euro per ogni figlio convivente fino a 26 anni che accompagnavano l'Imu erano provvisorie, destinate ad essere cancellate alla fine del 2013. Non è allarmismo, dunque. Ma è un allarme vero: i numeri diffusi dalla Ragioneria dello Stato certificano i timori della vigilia: la pressione fiscale sul mattone non diminuirà, anzi schizzerà alle stelle.