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Legge di stabilità, sindacati annunciano sciopero nazionale

Cgil, Cisl e Uil si mobilitano per una manovra "che non piace". Ma la prima preoccupazione sono i tagli agli statali, dove hanno la maggior parte degli iscritti

Roberto Procaccini
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Uno sciopero nazionale delle tre grandi confederazioni sindacali, della durata di quattro ore da tenersi entro metà novembre. Lo annunciano Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, leader rispettivamente di Cigl, Cisl e Uil. L'obiettivo è "dire no a una manovra per la quale esprimiamo giudizio negativo". E così i sindacati, tra i tanti che alzano la voce contro una manovra che non piace a nessuno (per diverse ragioni incontra oppositori da Mario Monti, agli industriali, a Silvio Berlusconi), sono i primi a organizzare la levata di scudi. In difesa dello statale - In un paese che va a rotoli, cosa tengono a cuore Cigl, Cisl e Uil? I dipendenti pubblici, categoria nella quale pescano la maggior parte dei propri iscritti. Nella legge di stabilità varata dal governo Letta ci sono diversi provvedimenti che toccano i travet. Innanzitutto c'è la conferma anche per il 2014 del blocco dei contratti e degli stipendi individuali, che costa agli statali un meno 10,5 per cento in busta paga. Poi c'è l'ampliamento del meccanismo di erogazione a rate per la buonuscita, che fa perdere agli impiegati dello Stato gli interessi per il ritardo dei versamenti. Ma non solo: perchè la legge di stabilità prevede il taglio del 10 per cento degli straordinari, il rallentamento del turn over e la riduzione per circa 50 milioni di euro (pari a circa il 25-30 per cento del totale) dei compensi ai Caf (strutture legate ai sindacati). Insomma, un colpo al settore pubblico (e ai propri iscritti) sul quale i sindacati non possono soprassedere.

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