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Redditometro, cosa fare se ricevi la lettera

Se il Fisco ti chiede come chiarire le spese che superano il reddito del 20%, ecco come devi rispondere: la guida

Andrea Tempestini
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Il sistema, apparentemente, è abbastanza semplice: sovrapporre in controluce i redditi dichiarati con le spese accertate (o accertabili). Se, per esempio, si guadagnano 100 euro ma ci sono fatture e scontrini per spese superiori ai 120 euro allora scatta il controllo e il famigerato “contraddittorio” con l'Agenzia delle Entrate. Il nuovo Redditometro - versione aggiornata, riveduta e corretta del vecchio modello di accertamento - è ormai pronto ad entrare nella fase operativa. Come se si trattasse di una lotteria con il fisco all'Agenzia delle Entrate hanno già impacchettato oltre 35mila lettere di chiarimento (non è ancora un atto di accertamento). Ai 35mila incongrui verrà richiesto di spiegare entro 15 giorni dal ricevimento (certificato) come diamine abbiano fatto nel 2009 a pagare mutuo, rate della macchina, vacanze extralusso, rette di scuole private e, magari, di rinomati circoli sportivi. Considerando il reddito dichiarato, ovviamente. In verità Attilio Befera non vuole inciampare nel trappolone mediatico-politico del possibile errore. E si comprende così come mai la platea dei futuri incongruenti sia tanto modesta (solo 35mila sospettati a fronte di 40 milioni di contribuenti). I famigerati 35mila che riceveranno la letterina delle Entrate rappresentano i casi più clamorosi di incongruenza. Vale a dire quei signori che hanno dichiarato 100 ma poi è certificato abbiano speso mille, se non di più. Insomma, questa prima pescata è stata volutamente riservata alla platea degli attenzionati: vale a dire quei soggetti fiscali che hanno messo in allarme il sistema operativo. E tanto per non incorrere in tragici (sul piano mediatico) errori, in un primo momento di confronto non verranno tenute conto le spese sostenute per vivere, ma soltanto i macroscopici scostamenti finanziari tracciabili. A far scattare la raccomandata del fisco almeno uno scostamento del 20% (per quest'anno fiscale) tra reddito dichiarato e spese accertate sostenute. Ricevuta la “letterina” a casa entro due settimane bisogna assolutamente rispondere. Altrimenti ne arriverà un'altra e poi scatterà l'accertamento vero e proprio. E le sanzioni.     Dopo mesi (forse anni) di polemiche, test, tentativi e “stop and go” (è stata scomodata anche la privacy sanitaria pur di congelare la macchina di accertamento), i cervelloni dell'Agenzia diretta da Attilio Befera sono pronti a sfornare i primi 35mila nominativi di possibili, ipotetici furbacchioni. Insomma, è partita la caccia agli odiati evasori, od elusori fiscali, che dichiarano redditi da terzo mondo ma campano come nababbi. Considerando che i tecnici della Banca d'Italia stima l'evasione in oltre 100 miliardi l'anno (stime prudenti), e che l'Agenzia stappa champagne sventolando come miracoloso un recupero di appena 12 miliardi quando va bene, i margini per costringere a pagare chi oggi sguiscia via dalle reti fiscali ci sono. O meglio ci sarebbero. Il problema è pizzicare, oltre ogni ragionevole dubbio, il furbo che dichiara poco e spende tanto. Come funziona (funzionerà)? Semplice, in apparenza. I cervelloni incrociano dati prelevati da alcune decine differenti di banche dati. Poi ci appiccicano elettronicamente il reddito dichiarato. Se ho contratto un mutuo prima (o sedicesima) casa per 400mila euro, ma dichiaro solo 15mila euro, o la nonnina mi ha lasciato un forziere di dobloni (costi sostenuti da terzi) oppure in qualche modo ho frodato il fisco. Se al ricevimento della lettera non si risponderà entro il termine - o si risponde senza prove (documentali o testimoniali) -  allora scatta un invito al “contraddittorio”. La fase bonaria termina qui, e si passa all'attività istruttoria vera e propria. L'Agenzia, al termine, redige un atto finale di definizione e scrive in calce quanto il contribuente dovrebbe versare. Se si paga entro 60 giorni le sanzioni vengono ridotte di un terzo. Altrimenti scatterà la notifica e l'ufficio fiscale dovrà spiegare perché le giustificazioni non sono credibili. Poi si finisce davanti ad un giudice. Nella speranza che il (non) contribuente sia congruo per poter pagare. Per pagamenti che il Fisco attribuisce al contribuente, ma che nella reatà dei fatti sono sate sostenute da un terzo, comunque esistono due scappatoie. Le ricevute o la coincidenza di date tra i prelevamenti di contanti e il giorno del pagamento. di Antonio Castro

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