Lo spread giù, il debito suMa così si sbaglia tutto
Il differenziale tra Btp e Bund ai minimi degli ultimi anni. Merito della Bce che fa scudo ma i conti dello Stato peggiorano
Lo spread scende e il debito pubblico sale. Per una volta mi piacerebbe partecipare ai riti della setta degli spreadofili, che per un anno andarono predicando che tutto stava in quell'indice e tutte le cause del male nel governo italiano. Allora rimproverammo loro di non capire che la causa era nell'euro e gli effetti si vedevano anche in altri paesi dell'Unione monetaria. Oggi sarei curioso di vedere la faccia di quei sacerdoti, laddove il rapporto inverso fra spread e debito pietrifica il loro torto. Ma la guerra alle sette, benché giusta, non è poi così interessante. I dati diffusi dalla Banca d'Italia suggeriscono riflessioni rivolte al futuro. E alle scelte politiche. Lo spread, dunque, è ai minimi da quel dannato 2011, quando raggiunse le stelle. A cosa si deve questo successo (che tale è)? Alle parole della Banca centrale europea e alla determinazione del suo presidente, Mario Draghi. Attenzione agli altri due dati, che accompagnano la discesa dello spread: 1. il debito pubblico continua a crescere, raggiungendo, a giugno, il nuovo record di 2.075 miliardi; 2. la pressione fiscale continua a crescere, generando una raccolta, nei primi sei mesi dell'anno, pari a 189,436 miliardi, con uno spettacolare aumento del 5,1% rispetto ai primi sei mesi del 2012. Leggi l'approfondimento Davide Giacalone su Libero in edicola oggi martedì 13 agosto