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I top manager delle banche italiane guadagnano 42 volte di più di un dipendente: 1,64 milioni all'anno

La crisi non bussa a casa dei top manager degli istituti di credito: quelli italiani sono tra i più ricchi d'Europa

Ignazio Stagno
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La crisi non bussa alla porta dei banchieri. La retribuzione media dei cento top manager bancario in Italia è di 1,64 milioni di euro. Dato che fa guadagnare all'Italia il quinto posto della classifica europea per numero di “top earners”, i manager più pagati dei vari istituti di credito d'Europa, come segnala la European Banking Authority (EBA) nell'ultimo report pubblicato. Davanti abbiamo soltanto la Germania, con 1,8 milioni di euro a testa, e sosprendentemente (visto che si tratta di paesi in cui la crisi morde in modo particolarmente feroce) la Grecia (2 milioni) e la Spagna dove mediamente i dirigenti hanno incassato nel 2011 ben 2,4 milioni ciascuno con un aumento individuale di 100 mila euro rispetto all'anno precedente. E il Portogallo con 1,7 milioni di media. Buste paga sproporzionate -  Ma c'è un altro dato da tenere d'occhio: il gap in busta paga tra un dirigente e un impiegato. Maglia nera all'Italia. Nel Belpaese un top manager di un istituto di credito riesce a gudagnare ben 42 volte in più di un semplice impiegato. A far luce sulla sproporzione delle retribuzioni è questa volta uno studio di Fiba Cisl. Per Enrico Cucchiaini di Intesa Sanpaolo (nella foto), il rapporto rispetto alla media Abi è stato addirittura di 108 a 1. Federico Ghizzoni di Unicredit ed Enzo Chiesa di Bpm hanno ricevuto retribuzioni superiori alla media rispettivamente di 82 e 80 volte. Ad un top manager italiano bastano 3 giorni per guadagnare la complessiva retribuzione di un impiegato.  Quota fissa - Infine, c'è la zavorra della componente fissa sulla busta paga dei top manager. In Italia lo stipendio variabile, costituito da bonus e benefit vari accordati ai dirigenti, vale solo 47% della retribuzione totale contro il 72% della Germania e il 78% del Regno Unito. Insomma ai banchieri di casa nostra piace poco il rischio. Vanno sul sicuro con un 53% di retribuzione fissa. In tempi di crisi meglio tenersi ben strette le certezze. A sei zeri. (I.S.)

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