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Iva, Imu, cuneo fiscale e riformeEcco i dossier sul tavolo del governo

Enrico Letta visto da Benny

Lucia Esposito
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L'Im prima di tutto. E poi l'Iva. Ma sul tavolo del governo ci sono anche altri dossier come il cuneo fiscale chiesto non solo dalle imprese ma anche da organismi internazinali, considerato come il grimaldello per ridurre il preoccupante tasso di disoccupazione. E poi ancora le misure sulla previdenza, la giustizia civile, le semplificazioni, la spending review, la legge delega per la riforma fiscale, il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. I nodi da sciogliere sono almeno dieci, ma come scrive il Sole 24 Ore in edicola oggi lunedì 8 luglio la matassa non è facile da dipanare considerati i rigidi vincoli di bilancio e la necessità di trovare le necessarie coperture. I tempi sono stretti. Il 31 agosto è la data fissata per risolvere l'affaire Imu: in gioco ci sono quasi 2,5 miliardi di euro di imposte sospese (la rata di giugno) per le abitazioni principali, gli immobili delle coop edilizie, le case popolari, i terreni agricoli e i fabbricati rurali. Tra le ipotesi sul tavolo, per quanto riguarda l'Imu, c'è anche quella di una tassa di servizio che dovrebbe nascere dalla fusioone dell'Imu e dalla tassa dei rifiuti. Se il riordino non dovesse arrivare entro il 31 agosto, la prima conseguenza è che chi si è visto sospendere la rata dovrà pagarla entro il 16 settembre. Se l'Imu non dovesse essere cancellata per motivi di copertura (e il rischio è molto elevato) il Pdl è pronto a salire sulle barricate e ritirare l'appoggio al governo. Si ragiona anche sulla possibilità di aumentare le detrazioni sulla prima casa senza cancellare l'imposta.  Iva e pensioni - Per quanto riguarda l'Iva, il decreto del fare ha rinviato al primo di ottobre l'aumento dell'aliquota ordinaria Iva dal 21% al 22 per cento. Il rinvio è stato coperto soprattutto dalla tassa sulle sigarette elettroniche e dall'aumento degli acconti Irpef, Ires, Irap e sulle ritenute di cedole e interssi in scadenza il due dicembre. Si cerca una copertura alternativa perché la scelta ha scuscitato molte critiche. Un eventuale ulteriore slittamento costerebbe, scrive il Sole, poco più di un miliardo e la totale rinuncia dell'aumento dell'aliquota costerebbe allo statoo dal 2014 4,2 miliardi. Poi c'è la questione del cuneo fiscale che in Italia arriva al 47,6%: il peso di tasse e contributi, tra il 2000 e il 2012 è salito dallo 0,5% mentre nei Paesi Ocse c'è stata in media una flessione dell'1%. Il governo ha annunciato ritocchi anche sulla riforma delle pensioni per prevedere un meccanismo più flessibile rispetto all'uscita bloccata a 66 anni. Ma anche qui il node centrale resta quello di trovare la copertura. 

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