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Governo, spunta il prelievo su pensioni e redditi

Il Tesoro smentisce l'esproprio sui conti correnti ma il governo ci riprova: contributo di solidarietà sui 740 più ricchi e "rimodulazione" dei trattamenti pensionistici

Giulio Bucchi
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Settembre andiamo è tempo di... prelevare. La parodia de I Pastori di Gabriele D'Annunzio ben si adatta all'autunno (fiscale) che ci attende. Non sarà forse una patrimoniale, come ribadisce piccato - con una nota ufficiale di sabato pomeriggio -  il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, che alla scuola di Bankitalia ha sicuramente appreso a districarsi nel sottigliezze del lessico mutevole degli interventi (fiscali e normativi). Però, se si allungano le mani sulle pensioni degli italiani, la sostanza cambia poco. Non sarà una nuova tassa (patrimoniale sui conti), ma una minore uscita, per le casse dello Stato. E un taglio del reddito disponibile degli italiani.   E quello che si prospetta all'orizzonte d'autunno appare come un intervento poderoso sulle pensioni. Il ministro del Welfare, Enrico Giovannini, lo ha pacificamente confermato proprio venerdì ai microfoni di RepubblicaTV (sia mai che gli venga voglia di smentire): «Ci sono delle proposte in Parlamento», ha ammesso, «che si sta iniziando in queste settimane a discutere». E se nei primi mesi di lavoro il governo si è concentrato sul lavoro «a  settembre, in occasione del varo della Legge di stabilità, ragioneremo, ed eventualmente proporremo al Parlamento queste modifiche».  Quali proposte? Quali modifiche? Ma non avevamo chiuso non più tardi del 2012 - con l'affranta Elsa Fornero - il capitolo delle infinite riforme previdenziali (la 13esima in 20 anni)? Sembra proprio di no. Giusto giovedì scorso il governo ha assicurato che c'è la «volontà di procedere a una rimodulazione dei trattamenti pensionistici e di valutare l'ipotesi di una estensione del contributo di solidarietà nei confronti di tutti i redditi più consistenti».  Il bello è che ad offrire la sponda all'esecutivo per riaprire l'annosa vicenda dei contributi di solidarietà (come detto pluribocciati anche dalla suprema Corte) è bastata un'interpellanza del deputato Pd, Andrea Giorgis. L'interpellanza è firmata dal fior fiore del Partito democratico (da Rosy Bindi a Causi, da Orfini all'ex ministro Damiano), nei fatti contesta la soppressione per illeggittimità (con sentenza della Corte costituzionale 116/2013) del contributo di solidarietà applicato alle pensioni oltre i 90mila euro. La premessa è chiara: «Nel sistema pensionistico e più in generale nel sistema retributivo vi sono forti sperequazioni e ingiustizie». E proprio sulla base di questa premessa il governo «ha dichiarato la propria volontà di procedere a una rimodulazione dei trattamenti pensionistici e di valutare l'ipotesi di una estensione del contributo di solidarietà nei confronti di tutti i redditi più consistenti». Il fine è sicuramente nobile: «Reperire le risorse necessarie a contrastare la disoccupazione, contenere l'incremento delle imposte indirette e garantire a tutti i cittadini i beni e i servizi di cui necessitano». Insomma, tradotto: preleviamo dai redditi più alti (redditi, non solo pensioni) per non alzare l'Iva sui prodotti per non «contribuire a consolidare le gravi disuguaglianze sostanziali che sono presenti nel nostro Paese». E la sentenza della Corte? «L'illegittimità del contributo di solidarietà», stando all'interpretazione dei firmatari Pd,  «deriva esclusivamente dal fatto che tale contributo fu circoscritto a una sola e specifica platea di cittadini (i pensionati e precedentemente i dipendenti pubblici), anziché a tutti coloro che sono titolari di redditi significativi», sintetizza Giorgis. Insomma, evitiamo discriminazioni, estendiamo a tutti il prelievo (redditi e pensioni), mal comune mezzo gaudio. Resta da vedere chi verrà tosato. Considerando che - analisi statistiche fiscali 2012 del marzo 2013  - i contribuenti (lavoratori e pensionati)  che dichiarano oltre i 100mila euro sono appena 271.189 italiani (solo l'1,04% su ben 41 milioni di contribuenti), si può ben immaginare dove si andrà a pescare per fare vero gettito. E non si tiri fuori la storia dei nababbi: chi incassa più di 300mila euro lordi l'anno rappresenta appena lo 0,08% dei contribuenti (31.752 persone). di Antonio Castro

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