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Governo, iniziano i tagli: 253 miliardi di aiuti fiscali in meno

Al Ministero dell'Economia torna di moda il piano del montiano Ceriani per sforbiciare i 720 tra bonus, detrazioni e deduzioni. Tutelate famiglie e no profit

Giulio Bucchi
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«Noi  vogliamo ridurre le spese correnti ma non è un lavoro che consenta nel giro di poche settimane di reperire miliardi di euro come se avessimo la bacchetta magica. È il paradosso  della spesa pubblica: sembra che non ci sia niente da tagliare su un totale di 800 miliardi del 2013, 725 al netto degli interessi. Tolti i redditi da lavoro, le prestazioni sociali, le altre spese correnti, quelle in conto capitale, gli interessi e il rimborso dei debiti, il totale su cui si può lavorare ammonta a 207 miliardi». Fabrizio Saccomanni, ministro dell'Economia e grande “stregone” dei conti pubblici, in una poderosa intervista al Corriere della Sera, svela dove andrà a pescare i quattrini. Da vero tecnico Saccomanni snocciola i dati del bilancio pubblico  come un comune mortale fa l'elenco delle bollette da pagare. A dir il vero è il partito di Bankitalia a via XX Settembre che sa bene dove andare a pescare, in barba a tutte le mancette concesse nei decenni dalla politica. Al piano nobile del ministero del Tesoro c'è infatti imbullonato, nella ristretta squadra dei più fidati collaboratori, l'ex sottosegretario all'Economia dell'esecutivo Monti, Vieri Ceriani, che da qualche mese è assurto a ruolo di consigliere del ministro. Ceriani, con Monti, ma prima ancora in via Nazionale, il bilancio, le spese e le facilitazioni le ha passate al setaccio per anni. Alla fine della tempestosa esperienza dell'esecutivo Monti aveva anche individuato ben 720 diverse tipologie di agevolazioni, detrazioni, deduzioni fiscali. Stratificate in una sfilza di legislature, per favorire ora quella categoria, ora quel gruppo. Tutte, o quasi, con fine elettorale e di consenso. Ceriani, non ha mai smesso di approntare una bozza di riforma del sistema tributario, che dovrebbe in autunno portare ad un riordino quadro del sistema fiscale. E alla riforma del Catasto. Dal dossier Ceriani sulle agevolazioni colpisce l'entità di mancato gettito fiscale che tutte queste agevolazioni comportano: oltre 253 miliardi (e 75 milioni di “spiccioli”). Un esempio: solo dall'esenzione fiscale dei buoni pasto (sotto i 5,29 euro) lo Stato ci rimette oltre 470 milioni l'anno. Tralasciando il “particolare” che gli italiani con i ticket ormai ci pagano la spesa per la famiglia, perché altrimenti sarebbe impossibile arrivare alla terza settimana, il monumentale censimento di Ceriani dimostra - numeri alla mano - che sono stati concessi sgravi un po' a tutti. Per le spese veterinarie come per la palestra dei pargoli. Ma anche capitoli del bilancio familiare che lo stesso Saccomanni (come prima Monti) difende: vale a dire le misere detrazioni per  i figli e i familiari a carico, piuttosto delle detrazioni per le spese sanitarie (già limate nel 2012).  Bisognerà lavorare di fino - e ieri sera Letta, rientrato dal Consiglio Ue, ne ha parlato proprio con Saccomanni - in questo oceano di norme stratificate come una lasagna fiscale. Ma i 200 miliardi di cui parla il ministro Saccomanni sono soltanto una piccola fetta della torta. La stessa Banca d'Italia (da dove provengono proprio Saccomanni e Ceriani) stima che l'evasione fiscale valga oltre 120 miliardi di euro l'anno. Il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, si augura per quest'anno di riuscire a portare in cassa 10,2 miliardi. Considerando che nel 2012 le risorse recuperate dalla lotta all'evasione erano superiori ai 12 miliardi, c'è da chiedersi se i furbacchioni del fisco light siano in ristrettezze o se l'Agenzia stimi un calo del recupero fiscale del 16%. Certo, si dirà, il «ciclo economico avverso» penalizza pure gli evasori.  Ma mettere mano alle agevolazioni prima di aver pizzicato chi non paga è un po' come ammettere l'impotenza. A Bruxelles, forse, si fidano così poco di noi che non credono più nemmeno al potenziale gettito fiscale delle nuove norme (tasse). Come il mancato gettito della tassa sul lusso dimostra, non basta introdurre un balzello per incassare. Calato il gettito di tabacchi e carburanti (circa 2 miliardi in meno), si cambia registro e strategia. E allora, per far quadrare i conti, è molto meglio mettere a bilancio minori uscite, ovvero minori detrazioni.  L'effetto sui conti dello Stato sarà immediato. E la copertura finanziaria molto meno affannosa. La geniale idea di costringere contribuente e imprese a pagare in anticipo (e maggiorate) le imposte su un reddito futuro e presunto (come il recentissimo anticipo di 8 mesi di Irpef, Irap e Ires), ha indicato la strada. Resta da vedere se si procederà con la mietitrebbiatrice, e quindi a pagare (o meglio a non avere più l'elemosina di una detrazione con franchigia) saranno i soliti, oppure se si interverrà con il bisturi. di Antonio Castro        

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