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Trapianto della mano, fu il primo: oggi se la fa amputare

Walter Visigalli e Marco Lanzetta

Il primo intervento, nel 2000, durò 13 ore. Oggi, dopo due gravi episodi di rigetto, decide di tornare sui suoi passi

Francesca Canelli
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Walter Visigalli è stato il primo uomo in Italia a sottoporsi al trapianto di mano, 13 anni fa. Martedì scorso, 25 giugno, ha deciso di farsi amputare l'arto artificiale dopo due gravi episodi di rigetto. La prima operazione risale al 2000, l'intervento fu condotto nell'ospedale San Gerardo di Monza dal professor Marco Lanzetta, oggi uno dei chirurghi in prima linea nella ricerca sulla chirurgia della mano della città lombarda. Visigalli aveva perso la mano a 20 anni in un incidente e a 35 la chirurgia italiana era abbastanza evoluta per regalargli una mano nuova. L'operazione, che durò 13 ore, fu un successo. Almeno per i primi 6 mesi successivi, in cui Visigalli, quotidianamente, si sottoponeva a controlli giornalieri in Brianza. Tutto bene anche un anno dopo, quando ci fu la storica stretta di mano fra lui e il uomo italiano che si era sottoposto al trapianto di mano, Gianni Di Antonio. Il paziente si era sempre dichiarato convinto e soddisfatto della propria scelta, impegnandosi al massimo nella riabilitazione e seguendo le prescrizioni mediche.   L'amputazione - Poi per anni le reazioni di rigetto si erano presentate in forma leggera, sopportabile. Ma dal 2011 la situazione è peggiorata, l'arto rischiava la cancrena e la setticemia. Lanzetta, che nel 1998 partecipò al primo trapianto di mano mondiale a Lione, commenta con parole di rassegnazione: "Dopo due episodi di rigetto molto importanti abbiamo deciso insieme, così come avevamo messo in conto quando si fece il trapianto, che non era il caso di rischiare la vita e molto serenamente è stata asportata la mano ricevuta 13 anni prima". L'intervento alla clinica Columbus, a Milano, e l'amputazione: una sconfitta per la chirurgia italiana, ma che permetterà alla ricerca di fare passi avanti per il futuro.

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