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Letta, furto agli italiani:ci toglie 100 milioni di euro

Enrico Letta

Il premier: senza procedura per deficit arrivano 12 mld, ma nel 2014. E così il "decreto del fare" non farà ripartire le imprese: si trasforma in tassa

Andrea Tempestini
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Ogni volta che la racconta, Enrico Letta cambia versione. Quando è partito il suo governo, il premier aveva lasciato intendere che ben presto, con l'uscita dell'Italia dalla procedura Ue di infrazione  per il deficit eccessivo, avremmo avuto a disposizione un tesoretto da 12 miliardi di euro. Poi la prima assoluzione ufficiale è arrivata, e Letta ha cominciato a mettere le mani avanti: i 12 miliardi ci sarebbero stati, ma pochi quest'anno, e la maggiore parte l'anno prossimo. È arrivato il secondo grado di giudizio con nuova assoluzione ufficiale da parte dell'Ecofin (manca la terza del consiglio Ue), e ieri la marcia indietro di Letta è stata definitiva: «Solo dall'anno prossimo - ha detto - potremo avere flessibilità nei conti pubblici: quest'anno ci attende ancora il gran premio della montagna».  Tradotto in parole povere: non c'è un euro da spendere. Così oggi si tenterà di mettere un tampone anche all'aumento dell'Iva, con un rinvio di tre mesi che comunque sarà difficile da coprire. Per farlo parte della sua maggioranza - quella della sinistra Pd - si è fatta grillina, scegliendo di spostare risorse dall'acquisto degli aerei da guerra F35, e così si è aperto un caso politico che lacera ancora di più un esecutivo assai fragile e sempre più traballante. Grillino era già diventato lo stesso Letta la settimana scorsa, quando per finanziare parte dello strombazzatissimo “decreto del fare”, aveva scelto di prendersi 639 milioni di euro dai fondi a disposizione della Tav Torino-Lione e altri 235 milioni di euro dalla dotazione della società Stretto di Messina che avrebbe dovuto realizzare il famoso ponte. Quel decretone che ha regalato ai giornali aperture fantasmagoriche (“un miliardo per le imprese”, il titolo più soft), pieno di interventi per la disoccupazione giovanile, si è in realtà rivelato un decretino, ma proprio ino-ino.  Il testo infatti è stato stampato ieri dalla Camera dei deputati, rivelando così oltre ai 72 articoli di cui è composto, anche la relazione tecnica della Ragioneria generale dello Stato. È da lì che si capisce quanta benzina Letta abbia messo nel motore della crisi per favorire la ripresa. La risposta è desolante: nemmeno un centilitro, anzi. È andato a raschiare il fondo del barile, rubandosi lui la benzina che era degli italiani. Alla fine il decretone invece di mettere risorse a disposizione, ne toglie dalle tasche degli italiani, prendendosi quasi 100 milioni in un triennio: 26,4 milioni nel 2013; 28,8 milioni nel 2014 e 33,2 milioni di euro nel 2015. Su 72 articoli ben 48 sono a costo zero: hanno rilievo burocratico e ordinamentale, e nella migliore delle ipotesi liberano cittadini e imprese da oneri inutili. Inutile dire che negli ultimi tre anni si sono varate quelle norme almeno altre due o tre volte, sempre dando l'annuncio che tutto veniva risolto e in realtà quasi nulla ha funzionato.  Le uniche somme importanti mosse da quel decreto infatti riguardano le opere pubbliche: ma si spostano semplicemente fondi appunto dalla Tav alla metro C di Roma e così via. E l'elenco delle opere alternative finanziate a dire il vero solo con questo decreto si scopre che non avevano alcuna risorsa reale: perché erano tutte contenute nell'allegato al Def sui lavori pubblici, e il Cipe aveva approvato da tempo i piani di finanziamento. Se le risorse si mettono a disposizione con il semplice gioco delle tre carte, è assai probabile che l'effetto sul ciclo economico sarà nullo. Lo capisce bene chi si è visto annunciare il finanziamento di un miliardo della cassa integrazione in deroga contenuta nel primo decreto del governo Letta: l'annuncio c'è stato, le risorse trovate erano farlocche, come segnalate dal servizio bilancio della Camera dei deputati, e quei soldi infatti non sono arrivati a destinazione. Fra le poche cose certe che ci sono nel decreto legge del fare c'è sicuramente l'ennesimo e poco fantasioso aumento della benzina e del gasolio che scatterà nel 2014 per trovare 75 milioni di euro l'anno. Tutto il resto è soprattutto finto. Annunciato, ma è pura fiction. E così l'altra certezza: su questa strada il governo non è destinato ad andare troppo lontano... di Franco Bechis

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