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Crisi, quelli che il lavoro ce l'hannoma non arrivano a fine mese

Lucia Esposito
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Il volto della crisi economica che attanaglia il nostro Paese è certamente quello dei disoccupati e dei precari. Ma c'è un altra faccia di questo periodo di grande emergenza economica ed è quello tratteggiato da Walter Passerini e Mario Vavassori autori del libro Senza Soldi (Chiarelettere). Sono quelli che un lavoro ce l'hanno e se lo tengono stretto ma tuttavia, pur lavorando, non riscono ad arriovare a fine mese. Sono i "poveri lavoratori", dipendenti publbici e privati i cui stipendi sono sempre più magri e le tasche sempre più vuote. "Si è rotto il binomio lavoro-sicurezza, mentre l'art. 36 della Costituzione, secondo cui il lavoro dovrebbe assicurare al lavoratore e alla sua famiglia una vita dignitosa e libera, sembra non valere più», scrivono gli autori. Tutta colpa della tassazione altissima che "rode" eventuali  e rarissimi aumenti di spidendi che in Italia sono tra i più bassi d'Europa. Una media di 19,150 euro contro i 29,677 del Regno Unito, 25.128 della Germania, 22.677 dell aFrancia. 21.111 della Spagna.  La via d'uscita - Colpa di una serie di fattori, dall'inflazione che ha annullato l'aumento delle buste paga e anche le politiche salariali degli ultimi anni, ne consegue che il numero delle persone che non riescono ad arrivare a fine mese e a pagare le bollette è passato dal 6,9% all'11,%. GLi autori del libro indicano una via d'uscita: ed è quella di puntare sulla crescita, sull'abbassamento delgi oneri fiscali e contributivi. Perché la mancanza di soldi incide sui consumi e quindi sulal ripresa del Paese. E' un circolo vizioso che bisogna spezzare ripartendo dalle riforme.     

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