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S&P, crisi del credito: dalle banche 44 miliardi in meno alle imprese italiane

Giulio Bucchi
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Alle aziende italiane mancano 44 miliardi di euro. Ossigeno vitale negato alle imprese dalle banche e dalla stretta sul credito: il conto, impressionante, l'ha fatto l'agenzia di rating Standard & Poor's, secondo cui nei prossimi anni sempre più aziende italiane, anche di medie dimensioni, ricorreranno alle emissioni obbligazionarie. Già l'anno scorso le imprese hanno emesso debito netto per 20 miliardi di euro. Al momento, ricorda S&P, gli imprenditori italiani ricavano dalle banche il 90% del loro fabbisogno di finanziamento, una fonte destinata a diventare sempre più arida a causa della lunga fase di riassestamento dei conti che attende gli istituti di credito nostrani. Strategia rischiosa - A spingere le imprese a ricorrere in modo più ingente alle emissioni obbligazionarie, prosegue Standard & Poor's, contribuiranno inoltre recenti interventi normativi che le agevolano, anche dal punto di vista fiscale. Secondo gli analisti il passaggio da un tipo di finanziamento all'altro sarà sul lungo periodo virtuoso e vantaggioso, ma nel breve nasconde rischia di essere difficile in quanto gli investitori istituzionali italiani non hanno dimostrato finora una grande propensione all'acquisto di obbligazioni di medie imprese, che all'80% attraggono investitori stranieri. L'assenza di un mercato interno sufficiente, i dubbi legati ai rimborsi della Pubblica amministrazione e le lungaggini e le incertezze sulla giustizia civile restano deterrenti fortissimi per chi, da Oltralpe, volesse investire in Italia. Non a caso, rileva S&P, finora le emissioni non hanno superato la quota, minima, di 200 milioni di euro. Crisi: giù il rating - In un simile panorama, e in mancanza di una ripresa nell'economia italiana alla fine del 2013, Standard & Poor's trae le inavitabili conseguenze: per molte aziende italiane arriverà il downgrade del rating, in quanto l'indebolimento della loro performance operativa sta pesando sulla qualità del loro credito. Negli scorsi 15 mesi i downgrade di compagnie italiane sono stati più del doppio dei miglioramenti del rating. 

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