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L'Iva compie quarant'anniDal '73 è aumentata 8 volte,più che in tutta Europa

Tra un mese il paventato scatto dell'Imposta sul valore aggiunto dal 21 al 22%. Ma dopo lo scatto del 2011 il gettito anzichè crescere, si è ridotto di 3,5 miliardi di euro

Matteo Legnani
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manca meno di un mese. E poi, alla faccia delle promesse elettorali di molti, l'Iva (Imposta sul valore aggiunto) aumenterà dal 21 al 22%. Un incremento scongiurato dalla totalità delle categorie produttive (dai commercianti agli artigiani agli imprenditori di Confindustria) e pure dalle associazioni dei consumatori, che hanno stimato che l'aumento inciderebbe su ogni famiglia tra i 200 e i 400 euro annui. Ma un aumento che dovrebbe essere scongiurato anche dalla logica, visto che l'ultimo scatto (quello dal 20 al 21%) si è tradotto di fatto in una contrazione del gettito (per la bellezza di 3,5 miliardi di euro) legata a una contrazione dei consumi. Primo caso nella storia in cui un aumento di una tassa si traduce in minori incassi per lo Stato. Quello dal 21 al 22% sarebbe il nono aumento dell'Imposta dalla data della sua introduzione quaranta anni fa. Nel 1973 era al 12% e da allora è cresciuta di ben 9 punti, vicina a raddoppiarsi per la crescente voracità dello Stato. L'ultimo ritocco è avvenuto nel 2011: nonostante l'aliquota ordinaria sia salita dal 20 al 21%, il gettito Iva, tra la metà di settembre del 2011 ed il dicembre del 2012, è diminuito di 3,5 miliardi di euro.  "Questo risultato ci deve servire da monito. Dall'inizio della crisi alla fine del 2012 il Pil nazionale è diminuito di 7 punti percentuali e la spesa delle famiglie di 5. Questa caduta di 5 punti corrisponde, in termini assoluti, ad una diminuzione media della spesa pari a circa 3.700 euro a famiglia. Se non scongiuriamo l'aumento dell'Iva previsto tra un mese corriamo il pericolo di penalizzare ulteriormente la domanda peggiorando la situazione economica delle famiglie e quella delle piccole imprese e dei lavoratori autonomi che vivono quasi esclusivamente di consumi interni£ scrive in una nota la Cgia di Mestre. L'approfondimento della Cgia di Mestre prosegue analizzando l'andamento tenuto in questi 40 anni dall'aliquota ordinaria dell'Iva nei principali Paesi che attualmente costituiscono l'area dell'euro.  Ebbene, dal 1973 al gennaio di quest'anno, l'incremento più importante si è registrato proprio in Italia. Se nel 1973 l'aliquota era al 12% ora si attesta al 21%, con un aumento di ben 9 punti. Seguono la Germania, con una variazione di + 8 punti (era all'11%, adesso si attesta al 19%), l'Olanda, con un aumento di 5 punti (16% nel 1973, 21% nel 2013), l'Austria e il Belgio, con degli aumenti registrati nel periodo preso in esame rispettivamente del +4 e del +3. La Francia è l'unico Paese preso in considerazione da questa analisi che ha visto diminuire il peso dell'aliquota di questa imposta. Se nel 1973 era al 20%, ora si attesta al 19,6% (-0,4).  

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