Confindustria bastona la giustizia"Macigno sulla ripresa economica"
Squinzi va all'attacco: "Uno scandalo cinque milioni di cause pendenti e mille giorni per far valere un contratto davanti al giudice"
Il dato più impressionante, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, lo ha snocciolato in mezzo a una serie di allarmi sul destino delle imprese, soprattutto quelle del nord, che sarebbero "sull'orlo del baratro, mai così in 50 anni". Ha detto il numero uno degli industriali, nel corso dell'assemblea annuale dell'associazione, che "lo stock dei prestiti erogati alle imprese e' calato di 50 miliardi negli ultimi diciotto mesi. Un taglio senza precedenti nel dopoguerra. Quasi un terzo delle imprese ha liquidita' insufficiente rispetto alle esigenze". Ma Squinzi, la stoccata più dura l'ha riservata alla giustizia, in un momento in cui il tema è "caldissimo" da un punto di vista politico. ''L'amministrazione della giustizia è la pietra angolare della società civile e se osserviamo i costi di quella italiana, questa dovrebbe funzionare bene almeno come quella nella media europea. Non e' cosi e anzi, al momento, rappresenta un macigno sulla strada della ripresa'' ha detto il leader di Confindustria. Il problema è quello delle cause civili, che durano anni e hanno per le aziende costi altissimi. Per questo, secondo Squinzi, occorre "ripensare il principio dei tre gradi di giudizio per ogni tipo di causa e sostenere gli investimenti previsti sul processo digitale. La giustizia è l'ecosistema in cui le imprese operano e i diritti degli individui tutelati. Cinque milioni di cause civili giacenti, oltre mille giorni per far valere un contratto davanti ad un giudice, lo spaventoso numero di sette giudizi pendenti ogni 100 abitanti e un rating negativo sull'indipendenza e la qualita' della giustizia, sono macigni sulla strada della ripresa" ha concluso.