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Marchionne sposta la Fiat a LondraL'Italia perde 600 milioni

La società del Lingotto che produce camion, trattori e bus in fuga per pagare meno tasse, l'affondo di Barilla contro Confindustria

Lucia Esposito
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Sergio Marchionne porta la Fiat a Londra per pagare meno tasse e Guido Barilla attacca Confindustria. Il primo sfugge a un fisco asfissiante, il secondo chiede che Confindustria torni a fare gli interessi dei produttori e non anche delle aziende di servizio. Andiamo con ordine: la società Fiat che produce camion, trattori e bus sposterà la sede in Gran Bretagna. Di chiamerà DutchCo e sarà il frutto della fusione tra Fiat Industrial e la filiale americana Cnh. Per lo Stato italiano - come scrive Nino Sunseri su Libero in edicola oggi, mercoledì 22 maggio, si tratta di un perdita di 536 milioni per imposte sul reddito e 28 milioni come Irap. Per un totale di circa 600 milioni l'anno. Insomma, una scelta di convenzienza, perché in Italia la Fiat apagas il 36%, la Gran Bretagna invece ha avviato un programma di tagli che porterà l'aliquota sulle imprese dal 30% del 2007 al 20% nel 2015. Insomma, una fuga da un regime fiscale asfissiante.  L'affondo di Barilla - Un altro imprenditore, presidente di uno dei maggiori gruppi alimentari italiani in un'intervista al quotidiano La Stampa, si scaglia contro Confindustria. Dice: "così com'è oggi l'organizzazione non funziona: era nata per sostenere le imprese di prodotto che questo fosse l'auto, la pasta o i tessuti; adesso invece è diventata rappresentante anche di interessi contrastanti, come quelli delle aziende di servizi alle imprese e dalle utilities inciampando in un continuo e concreto conflitto di interesse". Nell'assemblea "priovata" dell'organizzazione imprenditoriale prima delle riunioni pubbliche di giovedì Barilla farà un discorso molto pesante contro Confindustria. Lavoro e governo  - Alla Stampa fa un esempio concreto: "Per il nostro gruppo lavorare in Italia significa avere ogni anno una bolletta energetica che costa 30 milioni in più di quello che costerebbe se fossimo, ad esempio, in Francia. Soldi che potremmo investire creando anche lavoro. Ma chi rappresenta le imprese come Barilla, ossia proprio Confindustria, non può fare una battaglia per abbassare il coato dell'energia perché allo stesso tempo rappresenta anche chi fornisce energia alle aziende". Barilla è critico anche sul governo, sulla mossa di sospendere l'Imu in vista di una riforma e sui provvedimenti allo studio contro la disoccupazione giovanile: ""Incentivi, sgravi e agevolazioni servono solo in modo temporaneo e rischiano di aggravare la crisi nel medio-lungo periodo perché 'droganoi il sistema. Bisogna fare pochi ma decisivi interventi: livello di tassazione, costo dell'energia, costo del lavoro, più infrastrutture, meno burocrazia".  

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