Meno commissioni sulle carte?Così aumenta l'evasione fiscale
La Ue vuole tagliare i costi dei pagamenti elettronici ai commercianti. Ma così tutte le spese si scaricano sui consumatori, con conseguente incremento del nero
di Luigi Merano Una transazione di 100 euro in contanti ha un costo di gestione di circa 3 euro, mentre per la stessa operazione eseguita con carta di credito il costo non supera 1,2 euro. Figurarsi allora quanto risparmierebbe il sistema Europa se tutto il denaro girasse col sistema elettronico... Per questo la Commissione Ue sta valutando l'adozione di provvedimenti per rendere più trasparente l'uso delle carte di pagamento e limitare l'economia in nero aumentando la tracciabilità dei pagamenti. A Bruxelles hanno addirittura scritto, nel 2012, il Libro Verde “Verso un mercato europeo integrato dei pagamenti tramite carte, internet e telefono mobile”. Peccato che, come era da aspettarsi, gli euroburocrati abbiano partorito ricette dannose per imprese e consumatori. Fra le varie proposte di cambiamento contenute nel Libro Verde quelle che hanno suscitato maggiori perplessità riguardano infatti le Interchange Fees (IF), ossia le commissioni interbancarie che la banca dell'esercente paga a quella del titolare di carta per coprire i costi connessi al funzionamento del sistema. Le IF, definite dai circuiti di pagamento come MasterCard e Visa, sono l'elemento che mantiene in equilibrio il cosiddetto modello a quattro parti dei pagamenti, in cui figurano quattro attori: il titolare di carta, la banca del titolare di carta (banca issuer), l'esercente e la banca dell'esercente (banca acquirer). Ebbene, un orientamento propende per l'abolizione di tali commissioni. L'idea alla base è che così facendo si intensificheranno le transazioni con carte di pagamento e si realizzerà una riduzione del costo dei beni. Tuttavia, il caso italiano dimostra chiaramente che non vi è alcuna correlazione diretta tra il livello delle commissioni e il numero delle transazioni elettroniche. Infatti, in Italia il livello delle commissioni è inferiore alla media europea, ma nonostante ciò, come risulta dalle statistiche pubblicate dalla Banca Centrale Europea, per numero di operazioni con carte di pagamento l'Italia è in posizione decisamente arretrata, con poco più di 1,7 miliardi di transazioni annuali nel 2011, a fronte rispettivamente dei circa 10 e 8 miliardi in Regno Unito e Francia, su un totale di circa 38,5 miliardi di transazioni in ambito europeo. Ad oggi, l'unico caso concreto di sensibile riduzione delle commissioni si è realizzato in Spagna dove, nel 2006, è stata introdotta una legge che ha ridotto le commissioni del 57%. Il provvedimento tuttavia è stata abolito già nel 2010 in quanto alla riduzione delle commissioni non hanno fatto seguito i benefici auspicati di riduzione dei prezzi di vendita al dettaglio per i consumatori. Il paradosso è stato analizzato da una ricerca condotta dai professori Juan Iranzo, Pascual Fernández e Gustavo Matías dei dipartimenti economici dell'Università Autonoma di Madrid Rey Juan Carlos. Nel Paese iberico, a seguito della riduzione delle commissioni interbancarie, si è registrato un significativo risparmio per gli esercenti pari a circa 2,3 miliardi di euro. Tuttavia, a fronte di tale risparmio, i costi per i consumatori sono saliti del 50%, a causa dell'aumento delle commissioni annuali sulle carte pari a circa 2,35 miliardi di euro. In altre parole, il costo che prima era suddiviso tra esercenti, banche e consumatori è ricaduto in toto sui consumatori che hanno subito un aumento del costo dei servizi finanziari. A fronte della riduzione delle commissioni interbancarie, infatti, le imprese che forniscono i servizi di pagamento sono state costrette a compensare i minori introiti ridistribuendo i costi sui consumatori attraverso l'aumento dei canoni per le carte. Senza considerare che non si è registrata una riduzione dei prezzi di beni e servizi. Al contrario, si è assistiti a un significativo ritorno all'utilizzo del contante e del nero. Meglio farebbe dunque l'Unione Europea ad abbandonare il modello spagnolo e copiare, ad esempio, il sistema della Corea del Sud: a Seul il governo ha promosso un pacchetto di incentivi consistenti in rimborsi forfettari dell'Iva per gli acquisti con carta e in una lotteria dedicata ai titolari di carte di credito basata su sorteggio delle ricevute delle transazioni effettuate con carta. Risultato? Incremento del gettito fiscale di 20 miliardi in quattro anni.