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Per abolire l'Imumancano 2,5 mld

Tensioni e difficoltà nel governo Letta per l'abolizione della gabella. Di Franco Bechis

Andrea Tempestini
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  La sorte dell'esecutivo appena nato e guidato da Enrico Letta è legata a doppio filo con la sorte della tassa più odiata del governo Monti: l'Imu. Silvio Berlusconi da par suo non cede un millimetro. Anzi, rilancia. Martedì, all'arrivo al Senato per il voto di fiducia, ha ribadito il concetto cardine della scorsa campagna elettorale: "L'Imu va abolita. E restituita. Sono fiducioso su entrambi i fronti". Il Pd, nella persona di Letta, però ha dato un ok solo al congelamento della rata di giugno. Insomma, sulla cancellazione né tanto meno sulla restituzione ci sono certezze. Il Cav ribadisce: "Non potremmo prendere parte a un governo che non attui queste misure né potremmo sostenerlo dall'esterno. Abbiamo preso un impegno con gli elettori - ribadisce - e vogliamo mantenerlo". Per ora, sulla gabella sugli immobili, si resta in una fase di stallo. La soluzione la si troverà più in là nel tempo. Adesso ci si "accontentare" del congelamento della prima rata. Poi si vedrà. Ma intanto qualche calcolo lo ha fatto il vicedirettore di Libero, Franco Bechis, che spiega che allo Stato mancano 2,5 miliardi di euro per mettere mano all'Imu (una tassa che, però, potrebbe "morire autonomamente"). Segue l'articolo. di Franco Bechis @FrancoBechis Dipende da che parte la si vede. Se la guardi con gli occhi di Silvio Berlusconi, c'è un punto interrogativo di 2,5 miliardi o addirittura da 6,5 miliardi di euro. Se gli occhi sono invece quelli di Enrico Letta, siamo quasi a metà dell'opera: in una piccola cassaforte il nuovo governo ha già trovato un miliardo e mezzo da parte per ridurre l'Imu 2013. Naturalmente la differenza non è da poco, però quella sorpresina in cassaforte è la ragione della sola decisione annunciata fin qui da Letta: il rinvio del pagamento della rata Imu di giugno sulla prima casa. Il piccolo dono- se così si può dire- arriva da Mario Monti, e nella sostanza dagli stessi contribuenti italiani. L'Imu 2012 aveva infatti dato un extra-gettito (entrate superiori alla previsione) di circa 4 miliardi di euro. Oltre la metà- 2,5 miliardi- sono stati già inseriti dal governo tecnico uscente nei conti pubblici 2013 a copertura di altre spese previste (ad esempio quelle per la tutela degli esodati). Il restante miliardo e mezzo era stato tenuto da parte proprio per alleggerire il carico fiscale dell'Imu sulle famiglie. In questo momento è l'unica copertura vera che esiste. Può garantire al massimo un'esenzione del pagamento delle quote più basse attraverso un allargamento delle detrazioni. Un'ipotesi vicina a quella proposta da Pierluigi Bersani e  dallo stesso Letta in campagna elettorale. Se si limitasse solo a questo, un intervento di questo tipo farebbe perdere la faccia a Berlusconi e al Pdl. Ma finirebbe con il creare problemi anche a sinistra, perché grazie al caos attuale di estimi catastali e Imu non è affatto vera l'equazione fra bassa rendita catastale della prima casa e redditi bassi. Il miliardo e mezzo quindi in questo momento servirà a prendere tempo e assicurare ai comuni italiani la liquidità necessaria nonostante lo stop al pagamento della rata Imu di giugno sulla prima casa. E dopo? Letta e il suo ministro dell'Economia Filippo Saccomanni hanno intenzione di muoversi lungo due direttrici. La prima è quella della politica internazionale, e ieri ha avuto un antipasto con l'incontro fra il neo premier italiano e la cancelliera tedesca Angela Merkel. L'Italia chiederà all'Unione europea un allentamento dei vincoli di bilancio e un ulteriore rinvio del percorso di riavvicinamento al pareggio di bilancio sulla falsariga di quanto è stato già concesso a Francia e Spagna, paesi che hanno un tendenziale deficit/pil assai peggiore. La seconda direttrice è quella abbozzata nel discorso programmatico in Parlamento, di un riordino dell'intera tassazione sugli immobili. A preoccupare è un mix di fattori esplosivi che vengono dalle decisioni prese in emergenza nell'ultimo anno. C'è l'Imu nella sua attuale pesantissima configurazione. C'è la rivalutazione in corso degli estimi catastali che potrebbe diventare l'esatto opposto di quel che era stato immaginato: non un modo per fotografare con più precisione il valore del patrimonio immobiliare, ma una camicia di forza allo stesso. I valori di rivalutazione degli estimi erano stati immaginati infatti senza tenere conto della caduta dei valori del mercato immobiliare. Se l'operazione non verrà formata, ci sarà una parte di Italia che dovrà pagare una tassa su immobili valutati a un prezzo che non potrà mai essere incassato vendendoli. Terza miccia innestata: la Tares. Quando è stata inventata l'Imu, doveva essere una imposta municipale pagata in cambio di servizi ricevuti: lo smaltimento dei rifiuti e la manutenzione delle strade primi fra tutti. L'Imu dunque inglobava anche la Tares. Se adesso si paga anche quella, l'Imu sulle prime come sulle seconde case si trasforma in una pura imposta patrimoniale. E a questo punto il suo profilo di incostituzionalità diventa altissimo. Primo perché si tratterebbe di una tassazione patrimoniale non legata alla capacità reddituale (si paga meno per una villa da sogno in un comune minore che per una catapecchia nel centro di Roma), secondo perché violerebbe la progressività del sistema fiscale italiano, terzo perché sarebbe una patrimoniale monca, che colpisce un bene solo e ne salva altri (ad esempio investimenti finanziari in fondi comuni, metalli preziosi, beni artistici etc…). Berlusconi o meno, il dossier Imu dovrà essere comunque al primo posto nell'agenda del governo.  

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