Crisi, 6 famiglie su 10 vanno al discountIl 70% taglia su cibo e sanità
Sono raddoppiate le famiglie costrette a fare la spesa "low cost", ridotte visite mediche e analisi cliniche
Famiglie italiane sempre più sull'orlo della crisi e sempre più alle prese con la necessità di tirare la cinghia per arrivare a fine mese. La crisi degli ultimi cinque anni, sottolinea l'Istat, “sta modificando in profondità i modelli di consumo delle famiglie”. Per far fronte alle difficoltà economiche gli acquisti si sono spostati presso luoghi di distribuzione “a prezzi più contenuti e riducono la quantità e/o la qualità dei prodotti acquistati”. Tale comportamento è divenuto particolarmente frequente nell'ultimo anno e coinvolge ormai il 62,3% delle famiglie, con un aumento di quasi nove punti percentuali nell'arco di soli dodici mesi. La punta massima del fenomeno si è verificata nel Mezzogiorno (dal 65% al 73%), ma in termini incrementali si sono avute variazioni anche più ampie al Nord, dove il salto è stato di quasi 10 punti percentuali (dal 46% al 55,5%), e al Centro (dal 53% a quasi il 62%). Aumenta, inoltre, la quota di famiglie che acquistano generi alimentari presso l'hard discount (dal 10,5% al 12,3%), soprattutto nel Nord (dall'8,5% al 10,9%) dove, del resto, queste forme di distribuzione sono maggiormente diffuse. Sempre più debitori - Variazioni rilevanti sono intervenute anche nei comportamenti di spesa delle famiglie classificate in base al reddito percepito. Adottando una classificazione che utilizza i decili di spesa equivalente, tra il 1997 e il 2011 il rapporto tra la spesa media mensile del decimo più ricco e quello più povero scende da 6,86 a 5,58. In particolare, le famiglie con i livelli di spesa più bassi (primo decimo) hanno aumentato la loro spesa media del 42%, ricorrendo anche a forme di indebitamento, al punto che, nel 2011, il 19% di queste famiglie ha intaccato i propri risparmi e, tra queste, quasi la metà ha anche aumentato i debiti esistenti o ne ha contratto di nuovi. Lotta per la sopravvivenza - Queste famiglie hanno hanno messo in atto strategie di risparmio nel settore alimentare, tanto che, nei sette anni considerati, la quota di famiglie che acquista presso hard discount è quasi raddoppiata, superando il 21% nel 2011. Circa il 71% ha poi modificato quantità e/o qualità dei prodotti acquistati, mentre tra le spese non alimentari sono diminuite quelle dirette verso i beni durevoli (elettrodomestici e accessori per la casa); sono state poi quasi eliminate le spese per visite mediche, analisi cliniche ed esami radiologici, mantenendo quella, incomprimibile, per medicinali.